Ho da poco concluso la lettura in anteprima del nuovo libro di Timothée de Fombelle, e che vi ho presentato tre giorni fa (riporto anche qui lo schemino, anche se lo trovate nel post qui sotto).
Titolo: Vango – Tra cielo e terra
Autore: Timothée de Fombelle
Data di pubblicazione: Febbraio 2011
Casa editrice: Edizioni San Paolo
Collana: Narrativa San Paolo Ragazzi
Genere: Narrativa, Avventura
Pagine: 419
Prezzo: /
Quarta di copertina: Parigi 1935. Ai piedi della cattedrale di Notre-Dame, quaranta uomini distesi a terra sono in attesa di essere ordinati sacerdoti. Tra questi c’è Vango, diciannove anni, un passato avvolto nel mistero e un futuro altrettanto incerto, perché – un attimo prima che la cerimonia abbia inizio – la polizia fa il suo ingresso al sagrato della chiesa per arrestarlo.
Ma quale crimine ha commesso? Vango non lo sa e scappa arrampicandosi su per la facciata e le torri della cattedrale. La polizia però non è la sola ad interessarsi al ragazzo, c’è anche una giovane donna che segue con trepidazione la fuga, così come un uomo dall’aspetto losco che apre fuoco contro di lui. Scampato all’arresto, il ragazzo prova a mettersi in contatto con il suo mentore, padre Jean, e scopre di essere accusato proprio dell’assassinio del sacerdote.
Chi trama alle spalle di Vango, e chi è Vango in realtà? Cresciuto nelle isole Eolie, dove era misteriosamente approdato a tre anni insieme alla sua nutrice,
Mademoiselle, che lo ha amato come un figlio, proteggendolo dal suo stesso passato non è dato sapere molto nemmeno a lui.
Attorno a Vango ruotano personaggi storici come Hugo Eckener, il capitano del Graf Zeppelin, e altri di fantasia come Zefiro, il monaco a capo del convento segreto dell’isola di Alicudi. Poi c’è Ethel, scozzese ricca, giovane e profondamente innamorata di lui. Per finire ci sono i nemici, terribili, spietati, uno per tutti: Stalin! Proprio lui: il dittatore sovietico in persona.
Il post precedente si chiudeva con questa domanda: A me sembra veramente interessante, e a voi?
Adesso che l'ho finito di leggere in anteprima, tutto quell'interesse suscitato in un primo momento, sia dalla trama sia dai primi capitoli, è svanito come la neve si scioglie al sole.
La domanda che mi sono posta non appena ho letto le ultime parole di quelle 419 pagine è stata: E allora? Ma alla fine, chi cavolo è il protagonista?
L'autore non sembra avere ben chiaro fin dall'inizio su chi puntare la telecamera, per dirla in gergo televisivo/cinematografico, visto che ogni tre per due c'è un cambiamento di punto di vista. Risultato: un gran mal di testa.
Ma andiamo con ordine: tutto sembra avere inizio sul sagrato di Notre-Dame, quando Vango è costretto a scappare dalla polizia (e mi sto ancora domandando perché cavolo abbia deciso di scappare, anziché chiarire tutto o stare buono e ascoltare cos'avessero da dire i poliziotti... boh, forse c'era scritto nel libro e a me è sfuggito) arrampicandosi sulla cattedrale come un novello Uomo Ragno per salvarsi la vita. Più avanti il protagonista verrà a sapere di essere accusato dell'omicidio di padre Jean, sua guida spirituale in seminario.
Dal momento in cui lui scopre l'omicidio, l'autore ci riporta indietro nel tempo, a quando Vango è bambino e naufraga su un'isola delle Eolie insieme alla sua bambinaia, Mademoiselle. Questo flash-back dura due-tre capitoli e disorienta il lettore che, se prima era coinvolto nella storia e voleva sapere come andava avanti, si ritrova a non capire più nulla.
Poi si viene ricatapultati al presente, Vango sarà riuscito a scappare? E chi lo sa, perché il lettore si ritrova sulle rive lago di Costanza, in Germania, più precisamente nell'hangar dello zeppelin e ora osserva Hugo Eckener cancellare la croce uncinata (ricordo che tutto si svolge negli anni tra il 1934 e il 1936) dal timone del velivolo, tra una digressione storica sullo zeppelin e un'altra. Vango, si scoprirà solo in un secondo momento, è arrivato a trovare il suo "vecchio amico" e gli chiede aiuto.
Ma sarà meglio che mi fermi qui con la trama, mi dispiacerebbe rovinare la lettura a chi è interessato.
Personalmente, comunque, trovo gestito veramente male il narratore onnisciente, ma non solo qui, bensì in tutto il libro: dà informazioni assolutamente inutili ai fini della storia, dimostrando solo quanto l'autore si sia documentato su certi fatti che, francamente, potevano anche rimanere nascosti al resto della trama. (È vero, spesso ci si lamenta che molti autori odierni non si documentino a dovere quando scrivono qualcosa, ma trovo che sia altrettanto doveroso lamentarsi quando un autore fa sfoggio della documentazione, esulando totalmente dalla storia che sta scrivendo. Ok, è un libro per ragazzi, ma esistono le note in fondo al libro per qualcosa, no?)
La trama si dipana incontrando vari personaggi, anche realmente esistiti e il più delle volte si concentra più su questi che sul vero protagonista, il quale, ricordo, dovrebbe avere sempre il faro puntato addosso, e molte volte viene lasciato a se stesso, ritrovandocelo chissà dove e chissà come arrivato in quel punto (un esempio su tutti: lasciamo Vango al seminario a Parigi, poi lo ritroviamo, dopo svariati capitoli, in Germania a chiedere aiuto a Hugo Eckener. Come è arrivato da Parigi al lago di Costanza? Mistero).
Per non parlare poi degli interi capitoli dedicati a personaggi minori che si perdono nella storia e, all'inizio vengono descritti con dovizia di particolari, soprattutto dal punto di vista del loro passato, poi spariscono letteralmente, inghiottiti chissà dove, chissà come e chissà perché; oppure ci sono personaggi che spuntano fuori dal nulla, soprattutto se realmente esistiti, e poi di loro si sa ogni cosa, anche avvenimenti successi molti anni dopo il periodo in cui è ambientata la storia.
Mi sembra strano che un autore non più emergente si perda in cose del genere o non riesca più a gestire la trama da lui stesso ideata.
L'idea di fondo della storia è buona, ma ci sono troppi personaggi che ruotano attorno al protagonista e che vorrebbero più spazio nella storia (perché sembra veramente che abbiano vita propria e che l'autore sia un burattino in mano loro, costretto a scrivere di quello che vogliono), ma purtroppo devono restare relegati a personaggi secondari.
Secondo me, il personaggio che più di tutti avrebbe meritato la scena in toto è Zefiro. Probabilmente è quello più ricco caratterialmente e sul quale l'autore avrebbe dovuto puntare fin dall'inizio, non renderlo praticamente una spalla di Vango, relegato a raccontare la propria storia in un capitolo e a lasciarlo in disparte per tutto il libro, ritrovandolo praticamente alla fine.
In genere mi piacciono i romanzi di questo tipo, ma Vango l'ho trovato solo all'inizio coinvolgente, poi sono passata al disorientamento più totale, in pratica non mi trovavo più, non sapevo più chi fosse il protagonista, chi il nemico, troppi nomi e nessun viso a cui accostarli, perché se dei personaggi realmente esistiti abbiamo delle immagini, di quelli inventati dall'autore non abbiamo che un nome e qualche descrizione occasionale.
Mi dispiace non aver trovato questo libro all'altezza delle aspettative iniziali che avevo avuto leggendo la trama, purtroppo tre stelline sono abbastanza (ne meriterebbe due, ma mi sentirei troppo in colpa, perché qualcosa di buono c'è... nascosto, ma c'è) per Vango e le sue avventure.
Voto: ★★★
Eruannë.