Ieri mi sono dedicata completamente alla lettura, così ho iniziato e finito un libro che mi è arrivato martedì.
Titolo: The frozen boy
Autore: Guido Sgardoli
Data di pubblicazione: marzo 2011
Casa editrice: Edizioni San Paolo
Collana: Narrativa San Paolo Ragazzi
Genere: Narrativa, Avventura
Pagine: 208
Prezzo: 15.00€
Quarta di copertina: Un ragazzino imprigionato nel ghiaccio, uno scienziato pronto a tutto per salvarlo. Due destini che si incrociano in un racconto di amicizia e avventura.
Il dottor Robert Warren è un uomo distrutto dal rimorso e dai sensi di colpa. Con le sue ricerche ha contribuito alla realizzazione delle bombe che hanno raso al suolo Hiroshima e Nagasaki, e suo figlio Jack è morto, dilaniato da un’esplosione in un luogo imprecisato del Pacifico.
Abbandonata la base militare e avventuratosi tra i ghiacci con l'intenzione di farla finita, Warren si imbatte nel corpo di un ragazzino racchiuso in una lastra di ghiaccio. Trasportato in laboratorio, il ragazzo viene rianimato, ma inizia a invecchiare rapidamente.
Chi è? Da dove viene? Che lingua parla? Non c'è tempo per rispondere a queste domande, perché bisogna scappare dai servizi segreti che vogliono rapirlo e farne una cavia.
Devo dire la verità, per la prima volta ho letto un libro a scatola chiusa, non sapevo nulla della trama, se non quello che potevo essermi immaginata sentendo il titolo. Per la prima volta questa "scelta" si è rivelata quella migliore, perché non mi sono fatta influenzare da nulla, se non dal mio istinto.
Questo libro è veramente toccante, la storia scorre tra le pagine in modo semplice e lineare, senza grossi scossoni.
Mi ha ricordato un po' Il piccolo principe, perché Jim, il "ragazzo dei ghiacci", sopravvissuto miracolosamente nel ghiaccio per 100 anni, ha un ché di familiare per chi ha già letto il libro di Antoine de Saint-Exupéry. Entrambi sono lontani da casa, entrambi ti lasciano qualcosa dentro.
Il racconto si suddivide in tre grandi capitoli e a ognuno corrisponde un colore: il bianco, è il colore del ghiaccio, della neve, di tutto ciò che circonda il professor Robert "Bob" Warren (o Bobwarren, come lo chiama Jim) nel momento del ritrovamento e delle cure prestate al piccolo "ragazzo del ghiaccio" in Groenlandia; il blu, l'oceano che si può scorgere dalle finestre della casa a Cape Ann, porto sicuro per i fuggiaschi Bob e Jim, dove, con l'aiuto di Beth, riescono a scoprire qualcosa in più sul passato del piccolo; infine il verde, colore dell'Irlanda, Paese dal quale il ragazzino proviene e dove si conclude la storia.
Bob e Jim, fin dal primo istante, si trovano legati da un filo invisibile e indissolubile, entrambi sono una ricchezza e un'ancora di salvezza l'uno per l'altro, pur non comprendendosi appieno con le parole. Entrambi hanno ricevuto una seconda possibilità, qualcosa (o meglio, qualcuno) che permette di iniziare una nuova vita, di affrontare i problemi e cambiare; le difficoltà, però, sono all'ordine del giorno, prima di tutto bisogna fuggire dagli uomini-cornacchia, cioè gli agenti del governo che vogliono riprendersi Jim per studiarlo, per capire come sia sopravvissuto nel ghiaccio così tanto tempo.
A causa dello scongelamento, però, bisogna anche fare i conti con il tempo, perché Jim invecchia ogni giorno di più e non si sa quanto gli possa rimanere da vivere. Il piccolo pensa di avere la stessa malattia che un secolo prima aveva colpito il suo villaggio, che aveva fatto morire tante persone e che aveva fatto prendere una decisione ai suoi genitori: partire per l'America.
Ricordi confusi si susseguono nella mente del piccolo, ricordi di una vita che non c'è più e che vorrebbe ritrovare al più presto, ricordi che lo riportano indietro, in un tempo in cui non c'erano carri senza cavalli e lui lavorava nei campi con il padre e i fratelli più grandi.
Anche Bob si lascia andare ai ricordi, anche se si possono definire "non-ricordi" o, più semplicemente, rimpianti, soprattutto per quanto riguarda Jack, perché si rende conto di non aver mai visto veramente suo figlio crescere.
Non voglio anticiparvi altro del testo, perché sono più che convinta che ognuno dovrebbe entrare nella storia, guardare con i propri occhi ciò che succede e provare le sensazioni che il libro, i suoi personaggi e gli avvenimenti trasmettono da ogni parola.
Nonostante a me non piacciano i discorsi filosofici, trovo che alcuni passaggi siano molto interessanti e riescano ad analizzare in modo efficace ciò che preoccupa l'uomo. Il suggerimento di non lasciarsi sfuggire quella seconda occasione che non a tutti è concessa permea tutto il libro e lo fa diventare quasi un punto focale, un esempio da seguire se si vuole riscoprire la vita o, più semplicemente, cercare la propria famiglia.
In sostanza, per chi non l'avesse ancora capito, consiglio vivamente di leggere questo libro... a qualsiasi età, non bisogna essere per forza dei ragazzi, perché ciò che può regalare va al di là dell'età.
Voto: ★★★★
Eruannë.
Ho avuto la possibilità di leggerelo anch'io qualche settimana fa: un romanzo che non si dimentica e che ti trasporta con sé. Mi è piaciuto il paragone che hai fatto con il piccolo principe!
RispondiEliminaSì, il libro mi è piaciuto proprio per quel farti immergere nella storia, farti conoscere quei personaggi.
RispondiEliminaSono contenta che il paragone ti sia piaciuto, trovo che i due libri abbiano tematiche comuni e il piccolo Jim mi ha proprio ricordato il Piccolo principe, anche per quel suo modo di decidere di andarsene per ritornare uno alla sua famiglia e l'altro al proprio pianeta.