Titolo: Il mistero di rue des Saints-Pères
Autore: Claude Izner
Data di pubblicazione: 2007
Casa editrice: TEA
Collana: TeaDue
Genere: Giallo
Pagine: 309
Prezzo: 8.60€
Quarta di copertina: Parigi, giugno 1889. La città è travolta dalle folle che si accalcano nei padiglioni dell'Esposizione Universale, inseguendo ogni novità: danzatrici di Giava, ananas della Martinica, il rivoluzionario telefono... Tuttavia, la vera dominatrice dell'Esposizione è la torre di Monsieur Eiffel, svettante prodigio della tecnica del XIX secolo. I parigini vi salgono, ammirati, oppure spaventati, come la povera Eugénie Patinot, che si è appena seduta su una panchina della terza piattaforma, allorché qualcosa – un'ape? – la punge. In un batter di ciglia, la donna si accascia a terra, morta. A pochi passi si trova, casualmente, Victor Legris, proprietario della libreria Elzévir, in rue des Saints-Pères. Il giovane libraio non può saperlo, ma la morte misteriosa di Eugénie sta per cambiare la sua vita...
Tra inseguimenti a piedi e in carrozza, collezionisti eccentrici e affascinanti pittrici, fini porcellane e stampe cinesi, Victor dovrà trasformarsi – suo malgrado – in detective e chiarire con le sole armi dell'intelligenza il mistero che rischia di scatenare un vero e proprio terremoto nella tranquilla libreria di rue des Saints-Pères...
Molto strano che, dopo la faticosa lettura dei gialli di Poe, mi sia arenata anche su questo libro. Forse ho sbagliato a pensare di poterlo leggere "a rate", perché ho avuto occasione di prenderlo in mano soprattutto la sera prima di addormentarmi e quindi ho interrotto la lettura più volte.
Purtroppo due stelline non gliele toglie nessuno, anche se l'avessi letto tutto d'un fiato l'avrei trovato illeggibile e noioso.
I casi che dovrebbero essere il fulcro delle indagini sono perennemente messi in secondo piano per le pare mentali del protagonista che occupano la quasi totalità della parte di libro che ho letto (sottolineo che mi sono fermata a pagina 169). Sinceramente non ho ben capito su cosa Victor voglia indagare fin dall'inizio: sul fatto che Kenji abbia una vita propria? Oppure sulla donna di cui è interessato?
Probabilmente andando avanti con la lettura l'avrei scoperto, ma leggere ancora non so quante pagine di "Mi attrae, ma lei è frivola come tutte le altre donne" o "Perché non vede che mi interessa?!" o "Come ha fatto a non parlarmene?" sarebbe stato altamente estenuante.
Victor, il protagonista e proprietario della libreria Elzévir, non ha il minimo di spina dorsale, è egoista e megalomane, pensa che tutto giri intorno a lui e se qualcuno prova a vivere la propria vita senza metterlo a parte di qualcosa, subito inizia a pensare che abbia voluto nascondergli la verità o che stia compiendo il più grande reato del mondo.
Kenji e Tasha (purtroppo non ho la "s" giusta e quindi devo scriverlo come lei si è firmata in un biglietto) sono: il primo una sorta di padre adottivo di Victor, perché è stato lui a istruirlo e a prendersene cura quando era piccolo, l'altra è la ragazza che fa battere il cuore del protagonista. Kenji è abbastanza solitario, non incline a spifferare ai quattro venti ciò che fa al di fuori della propria vita in libreria; Tasha è un'artista e lavora per un giornale il cui direttore è amico di Victor, è piuttosto indipendente e, forse, un po' troppo moderna per essere una donna del 1889.
Tutti gli altri personaggi sono solo accennati, un po' stereotipati (tranne Joseph, il commesso della libreria, unico personaggio degno di nota) e messi quasi a caso nel romanzo.
Come ho già detto ciò che mi ha dato più fastidio, oltre alla caratterizzazione del protagonista, è stato il fatto che gli omicidi sembrano relegati a un misero 10% del romanzo. Personalmente quando prendo in mano un romanzo giallo mi aspetto un minimo di linearità nella trama, originalità per il caso in esame e bravura da parte dell'autore nell'esporre i fatti e nella caratterizzazione dei vari personaggi. Qui non c'è nulla di tutto ciò, anzi, sembra che gli omicidi servano da sfondo, piuttosto sfuocato se proprio vogliamo essere pignoli, per delle indagini veramente ridicole del protagonista.
Libro sconsigliato a tutti gli amanti del genere giallo, e penso che non leggerò altro di Claude Izner (nome di piuma di Liliane Korb e Laurence Lefèvre), perché se queste sono le premesse anche per i prossimi libri su Victor Legris, beh, è meglio che rimangano in libreria. Mi dispiace solo per le copertine dei libri, perché sono veramente belle.
Voto: ★★
Autore: Claude Izner
Data di pubblicazione: 2007
Casa editrice: TEA
Collana: TeaDue
Genere: Giallo
Pagine: 309
Prezzo: 8.60€
Quarta di copertina: Parigi, giugno 1889. La città è travolta dalle folle che si accalcano nei padiglioni dell'Esposizione Universale, inseguendo ogni novità: danzatrici di Giava, ananas della Martinica, il rivoluzionario telefono... Tuttavia, la vera dominatrice dell'Esposizione è la torre di Monsieur Eiffel, svettante prodigio della tecnica del XIX secolo. I parigini vi salgono, ammirati, oppure spaventati, come la povera Eugénie Patinot, che si è appena seduta su una panchina della terza piattaforma, allorché qualcosa – un'ape? – la punge. In un batter di ciglia, la donna si accascia a terra, morta. A pochi passi si trova, casualmente, Victor Legris, proprietario della libreria Elzévir, in rue des Saints-Pères. Il giovane libraio non può saperlo, ma la morte misteriosa di Eugénie sta per cambiare la sua vita...
Tra inseguimenti a piedi e in carrozza, collezionisti eccentrici e affascinanti pittrici, fini porcellane e stampe cinesi, Victor dovrà trasformarsi – suo malgrado – in detective e chiarire con le sole armi dell'intelligenza il mistero che rischia di scatenare un vero e proprio terremoto nella tranquilla libreria di rue des Saints-Pères...
Molto strano che, dopo la faticosa lettura dei gialli di Poe, mi sia arenata anche su questo libro. Forse ho sbagliato a pensare di poterlo leggere "a rate", perché ho avuto occasione di prenderlo in mano soprattutto la sera prima di addormentarmi e quindi ho interrotto la lettura più volte.
Purtroppo due stelline non gliele toglie nessuno, anche se l'avessi letto tutto d'un fiato l'avrei trovato illeggibile e noioso.
I casi che dovrebbero essere il fulcro delle indagini sono perennemente messi in secondo piano per le pare mentali del protagonista che occupano la quasi totalità della parte di libro che ho letto (sottolineo che mi sono fermata a pagina 169). Sinceramente non ho ben capito su cosa Victor voglia indagare fin dall'inizio: sul fatto che Kenji abbia una vita propria? Oppure sulla donna di cui è interessato?
Probabilmente andando avanti con la lettura l'avrei scoperto, ma leggere ancora non so quante pagine di "Mi attrae, ma lei è frivola come tutte le altre donne" o "Perché non vede che mi interessa?!" o "Come ha fatto a non parlarmene?" sarebbe stato altamente estenuante.
Victor, il protagonista e proprietario della libreria Elzévir, non ha il minimo di spina dorsale, è egoista e megalomane, pensa che tutto giri intorno a lui e se qualcuno prova a vivere la propria vita senza metterlo a parte di qualcosa, subito inizia a pensare che abbia voluto nascondergli la verità o che stia compiendo il più grande reato del mondo.
Kenji e Tasha (purtroppo non ho la "s" giusta e quindi devo scriverlo come lei si è firmata in un biglietto) sono: il primo una sorta di padre adottivo di Victor, perché è stato lui a istruirlo e a prendersene cura quando era piccolo, l'altra è la ragazza che fa battere il cuore del protagonista. Kenji è abbastanza solitario, non incline a spifferare ai quattro venti ciò che fa al di fuori della propria vita in libreria; Tasha è un'artista e lavora per un giornale il cui direttore è amico di Victor, è piuttosto indipendente e, forse, un po' troppo moderna per essere una donna del 1889.
Tutti gli altri personaggi sono solo accennati, un po' stereotipati (tranne Joseph, il commesso della libreria, unico personaggio degno di nota) e messi quasi a caso nel romanzo.
Come ho già detto ciò che mi ha dato più fastidio, oltre alla caratterizzazione del protagonista, è stato il fatto che gli omicidi sembrano relegati a un misero 10% del romanzo. Personalmente quando prendo in mano un romanzo giallo mi aspetto un minimo di linearità nella trama, originalità per il caso in esame e bravura da parte dell'autore nell'esporre i fatti e nella caratterizzazione dei vari personaggi. Qui non c'è nulla di tutto ciò, anzi, sembra che gli omicidi servano da sfondo, piuttosto sfuocato se proprio vogliamo essere pignoli, per delle indagini veramente ridicole del protagonista.
Libro sconsigliato a tutti gli amanti del genere giallo, e penso che non leggerò altro di Claude Izner (nome di piuma di Liliane Korb e Laurence Lefèvre), perché se queste sono le premesse anche per i prossimi libri su Victor Legris, beh, è meglio che rimangano in libreria. Mi dispiace solo per le copertine dei libri, perché sono veramente belle.
Voto: ★★
Eruannë.
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