Finalmente posto la mia recensione a un romanzo che ho letto grazie a una catena di lettura e che mi ero ripromessa di recensire.
Titolo: Al centro del dipinto
Autore: Virginia Parisi
Anno: 2009
Casa editrice: Edizioni Domino
Collana: Le Carte Veline
Genere: Rosa
Pagine: 137
Prezzo: 12.00€
Quarta di copertina: Elisabeth Lombardi è una donna concreta, indipendente. Ha lavorato anni, per conquistarsi il posto di redattrice della rivista inglese Theme che ora rappresenta un punto saldo nella sua vita. È corretta, capace. E non è una bugiarda.
Eppure si ritrova a mentire, a nascondere la sua identità e a mettere a repentaglio tutto ciò per cui ha così duramente lottato, pur di realizzare una spinosa e complicata intervista e guadagnarsi una promozione. Ed è così che cominciano i guai.
Guai che si trasformano in equivoci quando conosce il vecchio pittore Bartolomeo Sarca, che sembra vedere in lei qualità che non sospettava di avere.
Guai che diventano calamità naturali imbattendosi nel tono indisponente e inquisitore del suo arrogante e affascinante nipote, Lawrence Bristol.
E allora la terra di Cornovaglia, con i suoi paesaggi aspri e isolati, le scogliere a picco su un mare perennemente in tempesta, che dà e toglie con la stessa crudele e temeraria determinazione, produce la sua magia.
Le vecchie leggende di casa Thatcher, le storie di fantasmi che narrano la potenza di un amore immortale che ancora sopravvive dopo millenaria attesa, fanno il resto.
E in maniera imprevista, la stessa percezione che ha di se stessa cambia radicalmente, attraverso la mistica sacralità di un cerchio di pietre, il suo insegnamento di equilibrio e onniscienza che racchiude il senso del tempo, dell'infinito, dell'energia della terra, della memoria di popoli scomparsi e mai dimenticati.
Dalla sofisticata, businnes-oriented Londra alla selvaggia punta estrema della Cornovaglia, Izzie affronta un viaggio che parte come una sfida, e si trasforma in una scommessa.
Su se stessa. Sul suo futuro. Sulla sua vita.
Da tempo ormai ho concluso la lettura di questo romanzo che, sinceramente, non riesco a collocare in un genere predefinito: è a tratti rosa, a tratti fantastico, a tratti giallo, cose che rendono questo libro praticamente unico.
Questa mancanza di un genere fissato in precedenza, mi fa apprezzare ancora di più il romanzo.
All’inizio, come già detto in un precedente post, la lettura è stata difficoltosa, non tanto per lo stile dell’autrice, quanto per gli inforigurciti che involontariamente non fanno immergere il lettore completamente nell’ambientazione. Non bisogna, quindi, fermarsi ai primi capitoli, ma proseguire. Purtroppo questo non è certo un punto a favore del romanzo (per questo su aNobii gli ho dato solo quattro stelline), perché una persona può trovare banali o scontati i primi capitoli, dove non c’è quel pathos che ti prende subito e ti trasporta in un mondo diverso, e quindi preferisce non continuare a leggere.
Andando avanti si scorge una storia ricca di avvenimenti e densa di spunti di riflessione; personaggi più o meno importanti fanno da sfondo a una bellissima Cornovaglia, piena di leggende e superstizioni.
Mi piacerebbe dire che, per quanto riguarda la storia d’amore, non sia scontata, ma purtroppo fin da subito si intuisce come i protagonisti finiscano irrimediabilmente insieme. Si può, però, notare come l’autrice abbia atteso fino alla fine per far succedere qualcosa di “sostanzioso” tra loro, quasi mettendo in secondo piano questo particolare del racconto, lasciando più campo a un’altra storia, molto più sofferta e nascosta, che viene svelata pian piano nella lettura.
La storia principale, si scopre, è quella che ha per protagonista il pittore Bartolomeo Sarca, artista italiano che si è trasferito in Gran Bretagna dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando ha sposato una giovane vedova, sua modella per alcuni ritratti. Dopo una decina di anni di successo, si è ritirato a vita privata, sempre continuando a dipingere, mantenendo così viva la sua passione. Ma la fama non l’ha mai abbandonato del tutto, infatti i suoi dipinti continuano a riscuotere successi tra i collezionisti d’arte.
L’autrice è molto brava, perché fa intuire che ci sia qualcosa di più, una motivazione plausibile del perché un artista di fama abbia deciso di abbandonare così, quasi dall’oggi al domani, un mondo ricco di estimatori.
Elisabeth, Lawrence, Noel e tutti gli altri fanno da sfondo a questa storia, che per certi versi viene a galla solo perché la prima, giornalista del Theme, vuole scrivere lo scoop del secolo: dopo aver fatto alcuni studi e ricerche, vuole ritrovare l’anziano Bartolomeo Sarca e scoprire come mai si sia ritirato a vita privata.
Devo dire che Elisabeth Lombardi non mi è stata simpatica fin da subito, forse l’ho trovata un po’ superficiale, calcolatrice, insolente e quindi identificarmi in lei non è stato un compito facile, anzi. Forse questo è stato il primo limite che ha inficiato, in un primo momento, la lettura del libro.
All’inizio scopriamo tutto di lei, quindi ci si chiede perché andare avanti se abbiamo già tutte le informazioni che ci servono; però, quando si prosegue si scopre che in qualche modo questo può anche essere considerato un romanzo di formazione. Certo, molto all’acqua di rose, in quanto abbiamo quasi un repentino cambiamento di rotta del suo carattere, che quasi disorienta il lettore; a mio avviso, l’autrice avrebbe potuto soffermarsi maggiormente su quest’altro tema del romanzo, mostrando ancora qualcosa in più del cambiamento della protagonista, approfondendone forse la psicologia.
Lawrence Bristol è il protagonista maschile della storia, nipote di Sarca. Nonostante il ritratto iniziale che ne fa l’autrice, si scoprono lati del suo carattere leggendo e conoscendo più a fondo il personaggio. Dietro la facciata del bel ragazzo, alto, possente, nasconde una storia tragica, parallela a quella del nonno. Nonostante la durezza dimostrata nei confronti di Elisabeth fin dal primo istante in cui l’ha incontrata sulla strada per Pandora Palace, si intuisce che sia un ragazzo sensibile, molto attaccato ai propri legami e alla famiglia che l’ha cresciuto e che difficilmente permette a qualcuno di violare la pace e la serenità di luoghi a lui cari.
Anche i personaggi secondari sono ben caratterizzati e interessanti, si vede che l’autrice ne ha studiato molto i caratteri, cercando di farli sembrare il più reali possibili. E devo dire che ci è riuscita alla grande.
Come ho accennato all’inizio, su aNobii ho dato soltanto quattro stelline, la quinta è stata “mangiata” da qualche errore verbale e dalla mancanza di un po’ di pathos anche in altri punti del romanzo, infatti è presente praticamente soltanto alla fine. Forse questo è uno dei limiti più grandi del libro, perché dà l’impressione al lettore di guardare tutto da fuori, anziché farlo partecipare attivamente, fargli provare sensazioni ed emozioni che invece un libro di questo tipo dovrebbe trasmettere.
Riassumendo: il libro mi è piaciuto davvero molto, facendomi ricredere in un genere in cui ormai tutto si è visto e sentito; mi è piaciuto anche per le varie storie parallele e per i racconti fantastici che aleggiavano sulla Cornovaglia. Purtroppo alcune cose mi hanno fatta storcere il naso, ma non tutto è perduto, sono sicura che l’autrice può migliorare parecchio e, soprattutto, ha una grande fantasia, quindi le rinnovo i miei complimenti per questo libro e aspetterò trepidante L’ottava pergamena, altro volume dell’autrice che è stato messo in una catena (alla quale, ovviamente, mi sono iscritta non appena ho finito questo).
Voto: ★★★★
Questa mancanza di un genere fissato in precedenza, mi fa apprezzare ancora di più il romanzo.
All’inizio, come già detto in un precedente post, la lettura è stata difficoltosa, non tanto per lo stile dell’autrice, quanto per gli inforigurciti che involontariamente non fanno immergere il lettore completamente nell’ambientazione. Non bisogna, quindi, fermarsi ai primi capitoli, ma proseguire. Purtroppo questo non è certo un punto a favore del romanzo (per questo su aNobii gli ho dato solo quattro stelline), perché una persona può trovare banali o scontati i primi capitoli, dove non c’è quel pathos che ti prende subito e ti trasporta in un mondo diverso, e quindi preferisce non continuare a leggere.
Andando avanti si scorge una storia ricca di avvenimenti e densa di spunti di riflessione; personaggi più o meno importanti fanno da sfondo a una bellissima Cornovaglia, piena di leggende e superstizioni.
Mi piacerebbe dire che, per quanto riguarda la storia d’amore, non sia scontata, ma purtroppo fin da subito si intuisce come i protagonisti finiscano irrimediabilmente insieme. Si può, però, notare come l’autrice abbia atteso fino alla fine per far succedere qualcosa di “sostanzioso” tra loro, quasi mettendo in secondo piano questo particolare del racconto, lasciando più campo a un’altra storia, molto più sofferta e nascosta, che viene svelata pian piano nella lettura.
La storia principale, si scopre, è quella che ha per protagonista il pittore Bartolomeo Sarca, artista italiano che si è trasferito in Gran Bretagna dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando ha sposato una giovane vedova, sua modella per alcuni ritratti. Dopo una decina di anni di successo, si è ritirato a vita privata, sempre continuando a dipingere, mantenendo così viva la sua passione. Ma la fama non l’ha mai abbandonato del tutto, infatti i suoi dipinti continuano a riscuotere successi tra i collezionisti d’arte.
L’autrice è molto brava, perché fa intuire che ci sia qualcosa di più, una motivazione plausibile del perché un artista di fama abbia deciso di abbandonare così, quasi dall’oggi al domani, un mondo ricco di estimatori.
Elisabeth, Lawrence, Noel e tutti gli altri fanno da sfondo a questa storia, che per certi versi viene a galla solo perché la prima, giornalista del Theme, vuole scrivere lo scoop del secolo: dopo aver fatto alcuni studi e ricerche, vuole ritrovare l’anziano Bartolomeo Sarca e scoprire come mai si sia ritirato a vita privata.
Devo dire che Elisabeth Lombardi non mi è stata simpatica fin da subito, forse l’ho trovata un po’ superficiale, calcolatrice, insolente e quindi identificarmi in lei non è stato un compito facile, anzi. Forse questo è stato il primo limite che ha inficiato, in un primo momento, la lettura del libro.
All’inizio scopriamo tutto di lei, quindi ci si chiede perché andare avanti se abbiamo già tutte le informazioni che ci servono; però, quando si prosegue si scopre che in qualche modo questo può anche essere considerato un romanzo di formazione. Certo, molto all’acqua di rose, in quanto abbiamo quasi un repentino cambiamento di rotta del suo carattere, che quasi disorienta il lettore; a mio avviso, l’autrice avrebbe potuto soffermarsi maggiormente su quest’altro tema del romanzo, mostrando ancora qualcosa in più del cambiamento della protagonista, approfondendone forse la psicologia.
Lawrence Bristol è il protagonista maschile della storia, nipote di Sarca. Nonostante il ritratto iniziale che ne fa l’autrice, si scoprono lati del suo carattere leggendo e conoscendo più a fondo il personaggio. Dietro la facciata del bel ragazzo, alto, possente, nasconde una storia tragica, parallela a quella del nonno. Nonostante la durezza dimostrata nei confronti di Elisabeth fin dal primo istante in cui l’ha incontrata sulla strada per Pandora Palace, si intuisce che sia un ragazzo sensibile, molto attaccato ai propri legami e alla famiglia che l’ha cresciuto e che difficilmente permette a qualcuno di violare la pace e la serenità di luoghi a lui cari.
Anche i personaggi secondari sono ben caratterizzati e interessanti, si vede che l’autrice ne ha studiato molto i caratteri, cercando di farli sembrare il più reali possibili. E devo dire che ci è riuscita alla grande.
Come ho accennato all’inizio, su aNobii ho dato soltanto quattro stelline, la quinta è stata “mangiata” da qualche errore verbale e dalla mancanza di un po’ di pathos anche in altri punti del romanzo, infatti è presente praticamente soltanto alla fine. Forse questo è uno dei limiti più grandi del libro, perché dà l’impressione al lettore di guardare tutto da fuori, anziché farlo partecipare attivamente, fargli provare sensazioni ed emozioni che invece un libro di questo tipo dovrebbe trasmettere.
Riassumendo: il libro mi è piaciuto davvero molto, facendomi ricredere in un genere in cui ormai tutto si è visto e sentito; mi è piaciuto anche per le varie storie parallele e per i racconti fantastici che aleggiavano sulla Cornovaglia. Purtroppo alcune cose mi hanno fatta storcere il naso, ma non tutto è perduto, sono sicura che l’autrice può migliorare parecchio e, soprattutto, ha una grande fantasia, quindi le rinnovo i miei complimenti per questo libro e aspetterò trepidante L’ottava pergamena, altro volume dell’autrice che è stato messo in una catena (alla quale, ovviamente, mi sono iscritta non appena ho finito questo).
Voto: ★★★★
Eruannë.