Era da un po' che stavo pensando a cosa fare il sabato, per sostituire l'iniziativa In my mailbox – cosa che adoro, ma con la Clock Rewinder non ha più molto senso –, poi qualche settimana fa mi è venuta in mente l'idea di fare la Saturday Review:
ogni sabato (spero) vi verrà proposta una recensione a un libro letto
durante la settimana o anche già letto da tempo. Vorrei dare una cadenza
regolare almeno a una delle recensioni che trovate sul blog durante la
settimana.
1978, siamo nello stesso
incantevole scenario. Mentre naviga lungo le coste della favolosa Rodi,
una coppia spera di risolvere i suoi problemi. I due si salvano da una
sciagura e approdano su un'isola sconosciuta, che non risulta tracciata
in nessuna carta nautica, ma la cui profanazione porta alla morte...
Negli ultimi giorni mi è capitato di leggere dei libri in pochissimo tempo (ore o una manciata di giorni) e anche per questo è stato così.
Sono 180 pagine piuttosto piene, e non solo perché è scritto in piccolo (=D), ci sono tanti personaggi, tanti avvenimenti suddivisi in tre storie apparentemente diverse e lontane l'una dalle altre, ma che vengono raccontate parallelamente.
La storia si dipana parallelamente in tre estati fondamentali: quella del 1938, in cui l'autore ci porta a bordo del
Principessa Margherita I insieme ai protagonisti della prima vicenda che prende anche delle connotazioni gialle molto forti; quella del 1978, quando una coppia in crisi decide di fare una piccola crociera nel mar Egeo, al largo di Rodi; e infine quella del 2009, dove troviamo un avvocato divorzista che, a seguito di alcune allucinazioni e della convinzione di essere stato adottato, decide di intraprendere un viaggio personale per scoprire i luoghi in cui è nato e vissuto prima di essere adottato.
Queste tre estati sono apparentemente slegate tra loro, infatti per la maggior parte del libro mi sono chiesta cosa c'entrasse la coppia in crisi in tutto questo e perché mai l'autore l'avesse inserita all'interno del romanzo.
Proseguendo con la lettura mi sono detta di stare buona e non prendere a capocciate il computer in cerca di risposte, ma di andare avanti, quasi sapessi che c'era una spiegazione più che razionale per tutto ciò. E infatti poi è arrivata =D
Ma andiamo con ordine.
Tutto ha inizio nel 1938 (o anche prima, nel 1932, quando un corrispondente di guerra americano aspetta di intervistare Hitler, cosa che non accadrà mai, e successivamente, nel 1934, pubblicherà un volume dal titolo
Ci sarà la guerra in Europa?), in un albergo viene trovato il cadavere di un uomo barbaramente ucciso a cui sono stati sottratti dei documenti molto importanti che avrebbe dovuto consegnare al Duce. In quello stesso albergo ci sono anche i personaggi che verranno seguiti per l'intera storia: la contessa Mafalda de La Vigne, la sua dama di compagnia Giulietta Sacchetti, il marchese Filippo di Acquariella, sua moglie Matilde Fernetti, il dottor Alessandro Giacchetti e il pittore Adrien Fournier. Tutti ospiti della contessa.
L'"allegra combricola" successivamente salpa a bordo della
Principessa Margherita I insieme al conte Paolo Marrone, proprietario del veliero, a Marcello, mozzo, e a un ospite misterioso.
Durante la navigazione ne succedono di tutti i colori, tra cui anche un omicidio e l'attracco in un'isola davvero singolare che non è segnata sulle carte nautiche.
Nel 1978, invece, siamo a bordo di una barca, questa volta i protagonisti sono marito e moglie, Carlo e Luisa.
Con quel viaggio lui spera di appianare i dissidi e le cose non dette per troppi anni, mentre lei cerca un modo per lasciarlo, perché pensa di non provare più l'amore di un tempo.
Anche loro si ritrovano sull'isola deserta in cui sono incappati i partecipanti alla crociera del 1938.
Come ho già detto, apparentemente questa coppia non ha nulla a che fare con il resto della storia, ma andando avanti con la lettura si scoprirà che non è così e che l'autore li ha usati come "anello di congiunzione" tra i fatti del 1938 e ciò che accade al terzo e ultimo protagonista.
Valerio Casti, avvocato divorzista, inizia ad avere delle allucinazioni poco prima di intraprendere una vacanza in Grecia. Vede cose strane, di un'altra epoca, e parla con le voci di persone realmente vissute negli anni '30.
Non riesce a capire cosa stia succedendo e perché all'improvviso ricorda e rivive cose accadute settantun anni prima. E poi ha una convinzione: essere stato abbandonato dalla sua vera madre, presumibilmente greca, visto che l'unica cosa che ricorda di lei è una frase proprio in greco: "Eísai gios mou".
Così la vacanza in Grecia assume i toni della ricerca della propria identità, della propria storia, oltre alla scoperta di una spiegazione di quelle strane allucinazioni.
L'isola su cui approdano il gruppo del 1938 e la coppia del 1978 ha un ché di strano, magico, oscuro: al calare della sera, infatti, compaiono delle strane luci che danzano sul mare. Ed è proprio a causa di queste luci che l'isola può considerarsi maledetta.
Ho cercato, con questi riassuntini, di spiegarvi a grandi linee la storia, ma al tempo stesso di non svelarvi troppo, perché non vorrei rovinare la sorpresa e la lettura ad altre persone.
Posso dirvi, comunque, che questo libro è scritto molto bene, non ci sono errori, fraintendimenti, tutto è chiaro e limpido così come lo descrive l'autore. E anche i punti più oscuri, le domande che ci si pone durante la lettura, alla fine trovano risposta.
Risposte plausibili, razionali.
È stato un vero piacere leggere questo libro, anche se, per quanto riguarda i miei gusti puramente personali, si poteva benissimo fare a meno di certi dettagli e/o descrizioni che a quel punto sì, non c'entrano nulla con quanto si racconta.
Ho trovato un po' forzata e alquanto fuori luogo la narrazione del "rapporto" tra Matilde e Marcello... poi può darsi che sia troppo bigotta e odii dal profondo le storie a sfondo sessuale inserite in libri di altra natura, ma mi ha particolarmente disgustata e obbligata a saltare buona parte di quel passaggio. In questo penso che l'autore abbia avuto una brutta caduta di stile.
Fortunatamente è soltanto un episodio, perché il libro è molto bello e veramente ben scritto.
I personaggi sono caratterizzati molto bene, mi sono ritrovata molto in Victoria, la figlia del tassista abusivo di Valerio. Probabilmente è quella più vicina a me caratterialmente e come età e quindi mi sono immedesimata parecchio in lei, anche se la si vede poco all'interno della storia, ma è stata capace di "farsi valere"...
Avrei preso volentieri a bastonate, invece, la contessa Mafalda, suo cugino il marchese con Matilde, il pittore (che poi ha ciò che si merita! =D), Luisa e Linda, la segretaria di Valerio. Infatti questi sono i personaggi che ho meno sopportato di tutta la storia, mi hanno dato proprio sui nervi.
Davvero particolare la storia delle luci, prometto di fare un ripasso dei vari miti e leggende, perché è stato davvero interessante scoprire la loro storia.
E non aggiungo altro, altrimenti che sorpresa è?! =D
Per concludere, visto che l'ho fatta parecchio lunga, faccio i miei complimenti all'autore, che ha saputo scrivere un libro del genere non cadendo nel banale (tranne quella singola volta che ho già detto sopra), ma ha creato qualcosa di degno di nota. E complimenti anche per essere stato finalista al torneo
IoScrittore con questa storia.
Voto: ★★★★ che sarebbero state cinque, se non ci fosse stato quello scivolone. Peccato u.u
Buone letture,
Eruannë.
Questa recensione partecipa alla