giovedì 18 giugno 2020

{Recensione Anteprima} La Città di Ottone

Buongiorno a tutti, cari svelatori!
So che è da qualche settimana che non mi faccio viva qui sul blog e mi scuso per l'assenza, ma la sessione universitaria unita agli ultimi adempimenti a scuola, mi ha tenuta lontana da questi schermi (un po' meno da quelli di instagram).
Un paio di settimane fa ho visto su instagram il reclutamento recensori sul profilo di Oscar Vault e, anche se la precedente esperienza con La Grazia dei Re non è andata molto bene, ho pensato di riprovare con

Titolo: La Città di Ottone
Autore: S.A. Chakraborty
Data di pubblicazione: 2020
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar Vault
Genere: Young Adult, Fantasy, Storico
Pagine: 528
Prezzo: 22.00€
Quarta di copertina: EGITTO, XVIII SECOLO. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un’abile guaritrice e di saper condurre l’antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori.
Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all’interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L’arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.
Voto: 


Questo libro mi è piaciuto davvero molto e non vedo l'ora di leggere il seguito, perché mi ha presa tanto e sono curiosa di sapere come continua.
Ma facciamo un po' di chiarezza: Nahri è una guaritrice, o almeno così si definisce in quanto riesce a individuare e curare le malattie altrui, oltre a curare se stessa in poco, vorrebbe andare a Istanbul per studiare davvero medicina, ma la scarsità di soldi non le permette di realizzare questo sogno.
Una sera, durante una zar, un antico rito di esorcismo, scatena delle forze a lei oscure e, mentre cerca di ritrovare la via di casa, si imbatte in Dara, che la salva da alcuni gul e la porta lontano da Il Cairo, verso Daevabad, una città magica nascosta agli occhi degli uomini e in cui convivono varie tribù costrette in una pace precaria.
Nahri è l'ultima discendente di una stirpe di guaritori che si credeva estinta ormai e che serviva i sovrani di Daevabad. Il suo arrivo in città scatena l'euforia di alcuni e lo sconcerto di altri.

La cosa che mi è piaciuta di più è l'ambientazione, ovvero durante l'occupazione francese dell'Egitto nel XVIII secolo, ma anche la creazione di un mondo magico estremamente credibile, con una propria storia che affonda le radici nel mondo arabo.
Anche questo aspetto, il riferimento alla religione musulmana, inserita all'interno del mondo magico, e degli altri culti su cui si fondano le varie credenze e convinzioni dei personaggi, mi è piaciuto molto, perché dà quel qualcosa di realistico che in tantissime storie fantasy manca. Il mondo magico nascosto agli occhi degli umani mi ricorda vagamente il mondo di Harry Potter e, come nella saga della Rowling, si amalgama egregiamente a quello reale che vediamo noi poveri Babbani.
E poi anche gli accenni al mondo di Aladdin, al Genio della lampada (infatti Dara ha un ché del Genio della lampada, soprattutto quando ci sono gli accenni al suo passato e si può vedere che ha obbedito ai desideri di più di qualche padrone), ai tappeti magici, ecc.
Mi sono piaciute molto anche le tribù che vivono e convivono a Daevabad e nei vari luoghi creati dalla Chakraborty, così come le creature che prendono vita dagli elementi: aria (peri, rukh e shedu), acqua (marid), terra (gul, karkadann) e fuoco (daeva, ifrit e simurg), in ognuna di queste grandi categorie ce ne sono di più o meno buone, infatti da ciò che si evince nel libro sono in lotta tra loro e con le altre.

I personaggi sono caratterizzati molto bene e ognuno ha qualcosa da nascondere o un passato che difficilmente ricorda o di cui vuole parlare.
I capitoli si alternano tra il punto di vista di Nahri e quello di Ali. La cosa, se avete letto la mia recensione a La Grazia dei Re, solitamente mi disturba, qui invece è un punto in più in favore del libro, perché dà una visione ampia di ciò che succede.
Nahri non ha idea del perché riesca a guarire il proprio corpo in pochissimo e capisca così bene qualsiasi lingua (a parte qualcuna che viene citata nel libro), ma è un personaggio davvero molto sfaccettato. È una ragazza pressoché normale e questo fa sì che il lettore riesca a immedesimarsi in lei. Quando si trova a Daevabad è percorsa da dubbi, soprattutto perché a Il Cairo riusciva a guarire qualsiasi cosa, nel mondo magico, invece, è difficile e ha bisogno di tempo. Ha paura di fallire e in più di un'occasione succede proprio questo, quindi è insicura e vorrebbe fare di più.
Ali è il terzogenito del re Qahtani e di certo non aspira a diventare regnante, nel suo piccolo (ma con i soldi di papà) aiuta un gruppo ribelle di una delle tribù di Daevabad finanziandolo, affinché la situazione della tribù possa migliorare. Quando il suo mentore viene catturato e ucciso dal Karkadann, diventa quaid per volere del padre, in modo che un domani possa aiutare il fratello, ma lui preferirebbe continuare a migliorarsi come soldato. Ali è profondamente religioso e può sembrare alquanto moralista (soprattutto nei confronti dei fratelli), nasconde invece un animo sensibile, credo che questo a molti possa dar fastidio, ma a me è piaciuto. Nel corso del libro matura e capisce quali siano le cose importanti, anche grazie a Nahri.
Dara è l'altro personaggio principale, colui che trova Nahri e la accompagna (praticamente controvoglia) fino a Daevabad. Anche lui è un personaggio molto sfaccettato, ha un passato che non ricorda e, come ho già detto, assomiglia molto al Genio della lampada di Aladino. Questo mi è piaciuto molto. Nel corso degli avvenimenti anche di lui si scoprono molte cose e si percepisce una sofferenza latente che non lo abbandona mai. Pur essendo un non vivente percepisce e vive le sensazioni esattamente come ognuno di noi.
All'interno della storia non manca il triangolo di amore/amicizia, che coinvolge i tre protagonisti.
Avrei voluto leggere qualcosa di più di Dara, soprattutto sul suo passato, e mi auguro che l'autrice abbia riservato questo aspetto a uno degli altri libri della trilogia.
Anche gli altri personaggi sono caratterizzati molto bene, ognuno di loro viaggia sul confine che divide tra bene e male.
E in tutto il libro è preponderante il doppio gioco, ogni personaggio infatti si ritrova a vivere questa doppia natura di spia e spiato, cercando di nascondere alcuni aspetti agli altri e di carpire quante più informazioni possibili.

Lo stile dell'autrice mi è piaciuto molto, devo dire che mi ha attaccata alle pagine fin da subito, anche se le pagine sembravano non finire mai: le ultime 350 pagine le ho lette domenica... in qualcosa come 12 ore, quando di solito per leggere 350 pagine scritte nello stesso modo ci metto molto meno.
Forse il finale è un po' affrettato, tante cose si susseguono in poche pagine, ma non mi ha disturbata più di tanto, perché sono sicura che molti nodi verranno al pettine nel prossimo libro; il finale, poi, è descritto sia dal punto di vista di Nahri sia da quello di Ali, quindi abbiamo proprio il quadro completo della vicenda. E sono stracuriosa di sapere come vivrà Ali l'esilio a cui l'ha obbligato il padre (non vi dico altro, se no spoilero troppo).
Il mondo che ha creato, come già detto, è molto credibile e questo aiuta il lettore a immergersi nella lettura; tuttavia, non è sempre così semplice destreggiarsi tra le varie tribù e i vari popoli che affollano Daevabad e il mondo magico. E questo è il motivo principale per cui ho dato 4 specchi anziché 5 (in realtà sono 4,5).
Altra cosa che non è valsa il punteggio pieno è il fatto che a volte i personaggi si muovono all'interno dell'ambiente, ma l'autrice non lo descrive, quindi per esempio un attimo prima il personaggio è seduto al tavolo e l'attimo dopo si è alzato (ma non viene detto) e si trova a guardare la libreria che ha davanti. Mi sono trovata spaesata tante volte perché non capivo chi facesse cosa. Nulla di che, direte voi, ma per me è importante seguire il personaggio e capire cosa sta facendo.

Mi fermo qui, perché ho già scritto abbastanza e mi pare di aver tutti i punti che volevo.
Se avete domande, lasciatele pure nello spazio commenti, sarò ben lieta di rispondere!
Mi riimmergo nel fantastico mondo del tirocinio diretto, perché voglio consegnare tutto entro domani sera, vi auguro buon pomeriggio e spero di avervi tenuto compagnia almeno un po' con questa recensione.
Buone letture,
Annette.

Nessun commento:

Posta un commento

Se sei un utente anonimo, ricorda di firmarti così ti potrò rispondere meglio! Grazie =)
If you are an anonymous user, remember to sign so I'll be able to better respond you! Thanks =)