lunedì 28 dicembre 2009

Trofeo RiLL

Sono un paio d'anni che mi riprometto di partecipare al Trofeo RiLL, un concorso che dà la possibilità di partecipare con racconti brevi di genere fantastico (fantasy, horror, fantascienza, ecc.), e giunto alla sua sedicesima edizione. Le idee per tanti racconti ci sono, il problema – per me – è farle stare in 21.600 caratteri, ma quest'anno mi impegnerò per riuscire a scrivere qualcosa di adatto e, soprattutto, breve.
Ma non voglio parlare di me e dei miei progetti in questo post, bensì fare un po' di pubblicità al concorso che io trovo veramente interessante.

Qui di seguito troverete qualche stralcio del regolamento che potrete leggere e/o scaricare qui.
1) Tutti i testi partecipanti dovranno essere spediti (anche come pacco o raccomandata) in quadruplice copia e in busta anonima a: Trofeo RiLL, presso Alberto Panicucci, via Roberto Alessandri 10, 00151 Roma.
Le generalità degli autori (nome, cognome, indirizzo, CAP, recapito telefonico, e-mail) e il modo in cui sono venuti a conoscenza del concorso dovranno essere indicati chiaramente all'interno, in una busta chiusa, che sarà aperta solo dopo che il Comitato Promotore avrà selezionato i racconti finalisti.[...]

2) La quota di iscrizione al XVI Trofeo RiLL è di 10 euro per ciascun racconto inviato, da versare sul conto corrente postale n° 92373000, intestato a Francesco Ruffino, via Taro 37, 00199 Roma (il versamento può essere fatto anche tramite bonifico bancario; codice IBAN: IT-47-C-07601-03200-000092373000).[...]

3) Le iscrizioni sono aperte sino al 22 marzo 2010. Tutti gli elaborati dovranno pervenire entro tale termine. Per le opere pervenute oltre tale data farà fede il timbro postale.
In ogni caso, tutti i testi che arriverranno al Comitato Promotore dopo il 30 marzo 2010 non saranno presi in considerazione.[...]

5) Ogni concorrente può partecipare con più opere, purché inedite, originali ed in lingua Italiana.

6) La scelta del genere letterario è a totale discrezione dell'autore, che potrà spaziare dal Fantasy all'Horror, dalla Science Fiction al Cyberpunk e così via, purchè vi sia la presenza nel racconto di significativi elementi che vanno al di là del reale.[...]

8) Ciascuna opera partecipante al Trofeo RiLL resta a tutti gli effetti di completa ed esclusiva proprietà dei rispettivi autori. La pubblicazione dei racconti migliori nell’antologia connessa al concorso e sulle riviste collaboranti è comunque per tutti gli autori obbligatoria (non rinunciabile) e non retribuita, oltre che ovviamente gratuita.[...]

Per ulteriori informazioni:
Trofeo RiLL, presso Alberto Panicucci, via Roberto Alessandri 10, 00151 Roma
e-mail: trofeo@rill.it
Vi consiglio la lettura alla pagina delle FAQ, perché potreste trovare risposte interessanti e inerenti ai vostri dubbi.
 
 Eruannë.

venerdì 14 agosto 2009

Come scrivere un post argomentato

Ultimamente mi è capitato di passare su un nuovo blog, creato da una ragazza che vorrebbe pubblicare i suoi romanzi. Sì, è proprio quella che ha fatto nascere il post sulle fasce d'età.

Attenzione: Questo post prende solo spunto dal modo di scrivere di Edhwenden, e io e lei abbiamo già discusso di quanto verrà scritto qui, ma penso sia utile scriverne ancora e più diffusamente per aiutare. Tutto quello che troverete in questo post è frutto di mie opinioni personali e chi vorrà dire la sua, perché più esperto di me, è benvenuto.

Partiamo dalla domanda: Come si scrive un post argomentato (relativo alla lettura o alla scrittura)?

1. Trovare e consultare le fonti inerenti all’argomento.
Se voglio scrivere di letteratura fantastica, per esempio, dovrò necessariamente consultare libri, saggi, siti internet e quanto mi faccia avere una visione generale dell’argomento.
Per siti internet non si intende solo andare su Wikipedia e trovare la prima definizione che capita sotto il naso. Wikipedia non è sempre affidabile e su molte cose può sbagliare.
Quando si parla di siti internet si intende consultare e trovare siti che siano veramente affidabili, purtroppo nella rete ci sono molte persone che scrivono senza avere la più pallida idea di cosa dicono (naturalmente ci sono anche persone che sanno di cosa parlano e danno un aiuto importante e prezioso). Quindi si ritorna alle fonti “librarie”, per le quali leggere non fa mai male, visto che ci si fa sempre una bella cultura. Leggendo saggi specifici sull’argomento, si viene indirizzati anche ad altri libri che possono dare una mano nella stesura dell’articolo o più semplicemente nella comprensione del dato argomento.
Naturalmente per parlare di un dato argomento bisogna anche sapere di cosa si parla, quindi è anche necessario avere una buona dose di cultura e di voglia di scoprire sempre nuove cose.

2. Leggere molto.
Sembra una cosa da poco, ma non lo è.
Leggere molto vuol dire poter essere una persona affidabile per quanto si vuole sostenere, per far sì che le proprie opinioni siano supportate da esempi.
Grazie alla lettura si possono riconoscere libri “buoni” e libri “cattivi” e dare consigli a chi può avere gusti simili. E nella rete si trovano in poco tempo persone che abbiano gusti simili.

3. Formare la propria opinione.
Farsi un’opinione sull’argomento che si vuole trattare è importante quasi quanto essere obiettivi e oggettivi.
Non è possibile che una persona non si faccia un’opinione su qualcosa, può essere positiva o negativa, ma c’è sempre da tenere a mente che è utile per tutti quelli che leggono e che vogliono confrontarsi.
Quelli che hanno paura di scrivere o far trasparire la propria opinione in un articolo, hanno paura di contraddirsi e di non essere abbastanza affidabili. Secondo me è sempre bene dire cosa si pensi del dato argomento. Soprattutto se si tratta di libri e di recensioni.

4. Scrivere l’articolo.
Finalmente si arriva alla parte più... divertente. Scrivere l’articolo.
Un articolo deve sempre essere scritto in una lingua comprensibile, senza paroloni difficili e con una grammatica accettabile. Leggere un articolo con una grammatica e un italiano discutibili non fanno che rendere inattendibile la persona che lo presenta.
Se poi si sostiene di voler diventare scrittore/scrittrice, bisognerebbe dimostrare di avere almeno una conoscenza di base dell’italiano.
Scrivere l’articolo vuol dire anche presentare con parole proprie le tesi che si vogliono appoggiare o confutare, citare le fonti senza dover riportare un fiume di parole che rischia di essere più lungo dell’articolo stesso e che non è scritto dalla stessa persona che lo presenta sul proprio blog.
Citare vuol dire anche riportare fedelmente la fonte a cui si fa riferimento con link o bibliografia allegata, se non si fa questo si è passabili di accusa di plagio.
Usare parole proprie non vuol dire necessariamente presentare la propria opinione, ma solo rielaborare ciò che si è letto e si è appreso.
Se si riportano opinioni è sempre bene sottolineare se siano personali o meno, si evitano così fraintendimenti perché i lettori potrebbero prendere ciò che viene detto come oro colato o, peggio, come verità assoluta.

5. Rileggere l’articolo
La rilettura è la parte più importante, dopo la scrittura. Un articolo non riletto si nota subito, ci sono errori che rileggendo si potevano evitare e così i lettori non devono far presente all’autore ciò che ha sbagliato per quanto riguarda coerenza interna e senso delle affermazioni scritte.
Rileggere l’articolo vuol dire anche ricontrollare le fonti che si sono prese in esame, rivedere se le citazioni riprese siano corrette e, qualora siano presenti definizioni, controllare su vari dizionari per essere sicuri che non ci siano fraintendimenti.

Quando si è pronti e sicuri di ciò che si è scritto si può passare alla pubblicazione.

L’importante, quando una persona commenta e dice la propria opinione su quanto letto, è non ribattere come se si fosse il detentore della sopraccitata verità assoluta. Chi fa il saccente di solito lo fa perché non ha un’opinione ben delineata o perché pensa che tutti gli altri siano dei gran ignoranti e che non abbiano diritto di replica. Peccato che il più delle volte chi c’è dall’altra parte ne sa più di chi scrive l’articolo, soprattutto se riguarda degli argomenti specifici e non prettamente riguardanti opinioni personali.
Di solito chi fa il saccente non si rende conto di farlo e tende a negare le sue stesse azioni, anche se sono su schermo e davanti a tutti. Anch’io, che sto scrivendo tutto ciò, più di qualche volta ho fatto la saccente (e diciamo pure che mi dispiace essere sembrata odiosa e arrogante).

Un’ultima cosa: quando si riprende una citazione da Wikipedia, è bene leggere ciò che c’è scritto in fondo alla pagina riguardo la licenza CC e io consiglio anche la lettura di questa pagina di Wikipedia, non tutti lo fanno quando si buttano nell’impresa di scrivere articoli di questo tipo (e non solo di questo).


Questo articolo è stato segnalato qui, si ringrazia Queenseptienna.
Annette.
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Link inerenti al post:
» il nuovo blog
» il mio post sulle fasce d'età
» la pagina principale di Wikipedia
» la pagina del copyright di Wikipedia

martedì 4 agosto 2009

Propositi di lettura

Dopo aver completamente abbandonato Le lande di ghiaccio di Salvatore e Il mago Merlino e il castello nascosto di Barron (e sorvoliamo su Alice oltre lo specchio), sono stata in biblioteca a fare rifornimento.

Attenzione: quelli di seguito riportati non sono consigli di lettura (a meno che non sia specificato), ma semplicemente un piccolo elenco per tenere a mente cosa stia leggendo al momento (naturalmente uno o massimo due per volta).

» I custodi del destino – Gli dei chiamano
Ucciso in Vietnam, Al Larson si risveglia nel corpo di un elfo. Da soldato robusto e muscoloso è diventato un fragile essere in balia di forze misteriose e sconosciute. Freyr, il fiero dio della guerra, ha udito il suo ultimo e disperato grido di battaglia e ha creduto nel suo coraggio. Ora lo vuole con sè nel proprio universo, per combattere nemici ben più pericolosi: sono gli dei malvagi del caos e i loro stregoni. La posta in gioco non è più qualche metro di giungla ma il Destino dei mondi. Al sarà all'altezza del compito richiesto o rimarrà schiacciato tra le divinità che si fronteggiano? L'universo è ormai nelle mani di un piccolo elfo goffo e vunlerabile ma con esperienza e astuzia di un marine degli USA. Il duello decisivo si fa sempre più vicino, laggiù al confine con il regno dei morti...ma non sarà l'ultimo.
» I custodi del destino – L'uomo ombra
Non è nemmeno un ragazzo quando Taziar vede il padre finire sul patiolo, vittima degli intrighi politici di Ilyrian, uno spregiudicato uomo di corte. Crescendo diventa un ladro: l'invisibile e silenzioso Uomo Ombra. Ma non è la ricchezza che lo spinge a rubare: Taziar ama la sfida, vuole superare i confini dell'impossibile per provare quella vertigine che gli fa dimenticare un passato sconvolgende. Una sfida avventata lo condurrà dritto nella trappola dello stesso Ilyrian, deciso ad accrescere ulteriormente il proprio potere. Finirà nella terribile prigione del barone, l'oscuro luogo dal quale si esce solo morti. Ma lì incontrerà Orso della Luna, principe dei barbari e guerriero invincibile: insieme ritroveranno la libertà, anche se questa vorrà dire una fuga senza fine per foreste e città, inseguiti dall'esercito e da un misterioso mago del Dragonrank...
Piccola saga di Mickey Zucker Reichert pubblicata vent'anni fa, ma che mi sono sfuggiti quando andavo in sezione ragazzi anni fa. Ci sono gli Elfi, che ormai hanno stufato anche me, ma forse il fantasy degli anni '80 era migliore di quello di oggi... o almeno spero XD Leggerò e vi saprò dire.
La trama de L'uomo ombra mi ricorda qualcosa...

» Vento di Magia di Marianne Carley
Tutti in paese considerano Kate una mezza strega, forse anche per quegli strani occhi a mandorla di un azzurro chiaro, per il suo viso bianchissimo e contornato da capelli neri e lucenti che le arrivano fino alla vita. Lui, Jarrod, sente immediatamente una forte attrazione per quella ragazza, e nello stesso tempo un'inquietudine che lo spinge ad allontanarsi. Jarrod non capisce, Kate sì: lui ha il dono, come lei, ma non ne è consapevole e soprattutto non sa gestire i suoi poteri. Kate non ha una storia: non ha mai conosciuto il padre e la madre e vive da sempre con la nonna ai margini della foresta pluviale. La storia della famiglia di Jarrod invece si perde in un passato lontano, in un castello ai confini tra Scozia e Inghilterra.
Mi sa molto di Twilight (anche se è stato scritto un annetto prima) ma senza vampiri, qui ci sono streghe e maghi, ma leggendo alcuni commenti su vari siti non sembra male. Anche per questo leggerò e magari ci scapperà una recensioncina^^

» I draghi di Earthsea di Ursula K. Le Guin
Earthsea, il mondo dei grandi arcipelaghi e degli immensi oceani, l'universo lontano dove la magia è ancora potente, la terra misteriosa dove uomini e draghi hanno convissuto e dove il leggendario Ged evocò e sconfisse le forze delle tenebre. In una delle cento isole di Earthsea vive Tenar, consacrata da bambina alle potenze tenebrose della terra, poi divenuta inaccessibile sacerdotessa delle Tombe di Atuan e adesso sposa felice, immemore del suo destino di maga. Il futuro della sua terra, sospeso tra il baratro del Male e la prosperità del regno del giovane re di Gont, reclama il suo coraggio e i suoi poteri occulti.
Purtroppo mi sono accorta quando sono arrivata a casa che questo sia il volume conclusivo della Saga di Earthsea, quindi domani dovrò tornare in biblioteca a prendere almeno gli altri. In copertina c'è una frase detta da Neil Gaiman sulla saga in generale, quindi diciamo che almeno un po' mi fido sulla qualità del romanzo.


Al di là dei libri della biblioteca, sto leggendo Morty l'apprendista di Terry Pratchett
Mortimer, detto Morty, non ha le idee chiarissime su quel che vuol fare da grande. Almeno fin quando non diventa l'apprendista di un insolito maestro: la Morte, proprio quella con la falce, in persona. Una volta appurato, con notevole sollievo, di non dover essere necessariamente morto per poter svolgere il lavoro, Morty si appassiona alla nuova materia, anche se ben presto scoprirà che essere apprendista della Morte non è poi così romantico e affascinante come sembrava. Pericoli e sfide terribili lo attendono, forse troppo grandi anche per lui, il predestinato.
Mi sta piacendo un bel po', è molto divertente e anche se non l'ho ancora finito mi sento di consigliarlo vivamente, soprattutto se si vuole leggere qualcosa di leggero e spassoso. Penso proprio che prenderò anche gli altri libri di Pratchett, alcuni li ho in lista già da tempo e quando ho visto Morty alla Feltrinelli non ho potuto fare a meno di comprarlo. Devo dire che per il momento non sono affatto soldi buttati, anzi.

Ricapitolando: consiglio vivamente Pratchett, per gli altri una lettura prima di dire qualsiasi cosa non guasta mai, quindi pazientate un po' ^^
 
Eruannë.

domenica 5 luglio 2009

{Recensione} L'ombra della letteratura (La strada che scende nell'Ombra)


Mi è capitato tra le mani (o meglio, sotto gli occhi) il prologo del nuovissimo libro di Chiara Strazzulla. Non so quanti di voi la conoscano (quelli che bazzicano anche su Gamberi, Baionette, Infiniti Sentieri e altri blog del genere  l'avranno “incontrata” di sicuro), comunque per chi non l'abbia ben presente è l'autrice di un altro capolavoro fantasy edito da Einaudi, Gli Eroi del Crepuscolo. Quest'ultimo è stato un fenomeno (?) della passata stagione, tanto che pare abbia venduto 40.000 copie (??).
Ora, già l'Einaudi che punta su una diciottenne per promuovere il fantasy mi sembra un'esagerazione, ma se poi contiamo anche che la signorina, più che scrivere, "starnutisce" (lei stessa ha detto che scrivere è come starnutire), allora c'è da preoccuparsi.

Ma torniamo al prologo del secondo volume della trilogia, e cioè di La strada che scende nell'Ombra.
La prima impressione appena letto? Una lista della spesa interminabile.
La seconda? Troppo prolisso e narrazione a scatti.
La terza? Spero che il resto del libro non sia così, altrimenti si salvi chi può.
E mi fermo qui, altrimenti anch’io faccio una lista della spesa.

Andiamo con ordine: prima del prologo vero e proprio si ha una specie di cronaca di cosa sta accadendo in un mondo non meglio identificato, dove le terre hanno i nomi dei popoli che le vivono, ad esempio Terra Elfa, Terra Nana e via discorrendo. A mio avviso tutti questi nomi sono ridicoli, ma è un mio parere personale che non deve contare più di tanto.

Il prologo sembra sia la lista della spesa di mia madre sia la Genesi (che è stata ripresa anche da Tolkien nel Silmarillion), e questa cosa mi ha fatto storcere parecchio il naso. Insomma stai scrivendo fantasy, perché devi andare a riprendere cose e idee già avute da altri? Va bene, il tuo mito è Tolkien, ma non vedo perché lo si debba copiare così spudoratamente; nel primo libro (e anche in questo) c'è la Compagnia che intraprende un viaggio, questo non è stato copiare spudoratamente Tolkien? In questo il prologo è identico ad altri, cambiano solo alcune piccole cose, che senso ha?
Piccolo appunto, prima di continuare: la cara Strazzu, comunque, si ritiene un po'(?) sopra le parti e si permette di riprendere in toto idee avute già da altri (appunto personale nell'appunto: tesoro, a dispetto di quello che pensi, questo si chiama plagiare, non «tributo a Tolkien»), ammettendo che non fa nulla di male, ma che «già i Latini lo facevano», perché «la letteratura non deve essere originalità a tutti i costi» e anche Omero ha ripreso situazioni, canoni, stili e altro da letterature precedenti. Questo, però, non vuol dire che sia una cosa permessa a tutti, visto che lei non ha messo niente di «nuovo, brillante e divertente da qualcosa già visto». E paragonarsi ad autori Greci e Latini è eccessivo anche per una diciottenne.

Ma andiamo avanti, mi sono già persa troppo. Se poi andiamo a vedere il prologo vero e proprio ci troviamo brutture del genere:
In principio c’era il grande Mare di Fiamme, infinito in ogni direzione, e nel mezzo del Mare di Fiamme l’isola beata di Adhon-dil, con le sue spiagge bianche e le torri d’oro e le vette alte da non poterne vedere la cima, sede dei Dodici Dèi.
Quando ho letto questo pezzetto mi sono chiesta se realmente il panorama italiano non possa offrire di meglio. Poi ho ripensato a Cecilia Randall e mi sono detta che in Italia c'è di meglio.
L’editor che ha rivisto (sempre che ci sia stato un lavoro di editing) questo libro non ha pensato che avrebbe potuto consigliare di eliminare un “Mare di Fiamme” di troppo? Forse si è addormentato dopo aver letto la prima lista della spesa e qui non si è ripreso abbastanza in fretta?

Proseguendo con la lettura troviamo la descrizione del ricco Pantheon creato dalla nostra Strazzu e anche qui l'originalità si spreca, ma purtroppo gli elementi sono quattro, gli dei greci e latini avevano gli stessi poteri e lei si è rifatta a loro, no?
E qui, in queste belle descrizioni caratteriali, nonché nei dialoghi, troviamo mille impedimenti alla lettura, fatti di tante piccole "e" sfuggite al controllo della grande diciottenne. Un piccolo esempio:
Darlyon, dio della parola e delle arti, che parla con le voci di tutti i canti e di tutte le storie, e sa tutte le lingue di tutte le cose viventi e non.[...]
Sirna, dèa madre della terra, il cui ventre genera la vita, signora di tutte le cose che nascono, e crescono, e respirano del suo respiro.[...]
Nadaret, dèa del pianto, che sanguina per tutti i mali e segue in lutto i cortei di battaglia, e sconta con la sua pena le colpe di tutti i mortali.[...]
Al principio gli dèi vivevano nell’isola beata in mezzo al Mare di Fiamme la loro vita immortale, e avevano lì i loro troni e la loro dimora, e un secolo era per loro meno che un attimo;[...]
– Signore, se faremo il mondo, verranno le Genti ad abitarlo, e verrà il male a corromperlo e a nascondersi nelle sue ombre, e ci saranno guerre e morte, e odio e sofferenze, e molte cose buone saranno distrutte mentre cose malvagie sorgeranno, e nulla di questo si potrà evitare.[...]
Altra questione è quella delle descrizioni con parole altisonanti che rallentano la lettura, come se le "e" non avessero fatto abbastanza danni. Tutte le descrizioni del prologo sono assolutamente inutili, scritte in quel modo, e rendono tutto ancora più prolisso, impedendo il proseguo della lettura.
Un esempio per tutti:
Poi Lilya e Sirdar si recarono al cospetto di Anman, e lo trovarono assiso sul suo alto seggio bianco, sulla fronte una corona intrecciata di fili d’acqua e di fuoco, lo scettro del potere stretto in pugno.
Ma era troppo difficile scrivere una cosa tipo:
Poi due di loro si recarono da Anman, seduto al suo seggio alto e bianco, sulla sua fronte c'era una corona di fili d'acqua e fuoco intrecciati e lo scettro del potere in mano.
Non mi soffermo oltre sul prologo perché rischio di ripetermi e l'ultima cosa che mi sento di dire è che, come altri, anche questo libro avrebbe bisogno di un editor vero, non di uno che si addormenta dopo due righe o che non sa leggere. Non so quanto possa essere originale (= «nuovo, brillante e divertente da qualcosa già visto») un libro che già in partenza copia da altri autori e di cui l'autrice si considera al pari di geni greci e latini.
A me il prologo è più che bastato per farmi un'idea di come scriva la cara Strazzu e che a questo punto il suo stile non faccia per me, visto che considera il lettore non come un suo pari, ma come qualcuno da prendere per i fondelli.

A un mio amico sono sorte spontanee alcune domande, dopo la lettura di questo grande capolavoro:
  1. Ma allora dove ci troviamo? In un qualche universo parallelo? Aldilà? Salotto di casa mia?
  2. Il dio dell'acqua può uscire dall'isola o evaporerebbe?
  3. Se questi sono dèi, cos'è questo "male" che corromperà le genti? Un'entità superiore?
  4. (Considerazione) "Lilya donò al mondo il tempo" ma allora dillo che questi vivono in uno spazio senza tempo, ma non può scrivere di tizi che vivono in mezzo al fuoco e su un'isola e poi dire che il mondo non esiste, cioè, deve spiegare le cose.

Continua a starnutire, cara Strazzu, prima o poi arriverà lo starnuto giusto e riuscirai a fare qualcosa di decente.


Edit del 2 agosto 2009: In QLibri network questo libro ha valicato i confini del fantasy e, chissà come, è diventato un libro di fantascienza*; la "recensione" riportata (un misto tra la quarta di copertina e qualche dichiarazione fatta dalla Strazzu) mi dà l'impressione che questo libro sia, ancora una volta, una brutta (bruttissima) copia de Il Signore degli Anelli di Tolkien. Ancora un omaggio al Professore o un ennesimo plagio?


*La sezione sarebbe "Fantascienza e fantasy", peccato che quando uno effettui una ricerca anche il fantasy diventa fantascienza. Certo che quelli di QLibri aiutano i lettori ad avere le idee molto chiare.

Eruannë.
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Link inerenti al post:
» Il blog della Strazzu
» Gamberi Fantasy
» Baionette Librarie
» Infiniti Sentieri
» plagio su Wikipedia
» video della Strazzu su Repubblica.it
» "recensione" di QLibri

giovedì 2 luglio 2009

{Recensione} Il Guardiano del Fantasy (Moribito)

Qualche settimana fa ho finito di leggere sia Hyperversum, del quale presto potrete leggere il mio parere, sia Moribito – Il Guardiano dello Spirito.

Quarta di copertina: Bella, terribile, profondamente esperta nelle arti marziali, Balsa è una guerriera. Attraversa il paese con una missione da compiere: salvare vite, proteggere adulti e bambini, per riscattare un passato pieno di ombre e di sangue. Mentre si dirige verso la città di Nuova Yogo, Balsa assiste a un incidente: il figlio secondogenito del Mikado, l’imperatore, precipita nel fiume in piena. Senza esitare, Balsa si tuffa per soccorrerlo. E quando riemerge con il suo prezioso fardello, il suo destino prende una svolta drammatica: la madre del ragazzo, la Seconda Regina, le rivela con le lacrime agli occhi che lo stesso imperatore sta tramando per uccidere il figlio, posseduto da un demone che minaccia il regno intero.
Balsa accetta la nuova missione: portare via il giovane Chagum, proteggerlo dai sicari che lo inseguono. E svelare il mistero di un’antica profezia, che racchiude in sé la vita e la morte della terra stessa. Un romanzo epico e avventuroso sullo sfondo di un Giappone medievale, dove le forze della natura si incarnano e segnano il destino dei mortali.

Parere personale: Non ho problemi a dire che questo sia il libro più originale e bello che abbia letto nell'ultimo periodo (sempre insieme a Hyperversum).
L'autrice, Nahoko Uehashi, ha creato il suo mondo rifacendosi anche alla cultura e allo stile di vita del suo Paese, il Giappone, e il libro si può considerare una variazione al Medioevo giapponese. I luoghi, le situazioni, la lingua e tanto altro, invece, sono frutto della fervida immaginazione di Nahoko.
Il libro è il primo di una serie di dieci, scritti tra il 1996 e il 2008, e sono stati ripresi in una serie di anime e manga, già visti in patria, e da un radio drama. Insomma Moribito è stato un vero e proprio fenomeno e spero di poter vedere l'anime presto anche qui in Italia (magari non in un canale del digitale terrestre, pare infatti che Cartoon Network ne abbia comprato i diritti).
Anche se è un libro inserito nel catalogo per ragazzi della Salani, è adatto a tutte le età ed è leggibile da chiunque, non è affatto lungo, si legge in poco tempo e i capitoli sono piuttosto brevi, ma ricchi di contenuti. I personaggi non sono stereotipati, anzi, sono sempre ben descritti e hanno sfumature di carattere molto particolari. Al di là della protagonista, il mio personaggio preferito è Torogai, la maga che in certi casi prende in giro i Sapienti delle Stelle e li fa sembrare dei poveri idioti. Ma non preoccupatevi, anche tra loro c'è chi si salva e riesce a capire come... risolvere il piccolo problema accorso al secondo figlio del Mikado.

Mi auguro che questa serie di libri possa avere successo anche da noi, perché il primo merita veramente e sarebbe un peccato se cadesse nel dimenticatoio, come capita a tanti altri fantasy che sono surclassati da cose assurde.
Il fantasy giapponese, come anche quello di altri Paesi, può e deve avere largo spazio anche da noi, perché gente come Nahoko, con cultura, talento e originalità, di sicuro c'è, basta solo cambiare alcune cose in certe case editrici e aprire le porte a chi davvero merita di essere pubblicato.
E dopo anche questa tirata sulle case editrici che non fanno un lavoro adeguato, che non c'entra molto con il mio parere personale al libro, spero che sempre più gente legga questo piccolo gioiello giapponese e che si sappia apprezzare l'originalità dell'autrice.

Voto: ★★★★★
Eruannë.
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Link inerenti al post:
» Moribito sul sito della Salani
» Moribito su Wikipedia inglese
» Nahoko Uehashi su Wikipedia inglese
» info di Moribito su un forum

mercoledì 1 luglio 2009

Delle fasce d'età

Nota: Mi scuso con chi ha avuto la discussione con me su msn, perché nel post divulgherò alcune frasi della conversazione, ma ritengo che l'argomento possa essere affrontato anche pubblicamente in questo luogo. Naturalmente tutto ciò che trovate scritto qui non è riferito direttamente o indirettamente all'autrice, ma quella conversazione è stata semplicemente lo spunto per questo post.

Ritorno dopo due mesi su questi lidi per parlare di un argomento che mi sta particolarmente a cuore, anche viste le discussioni che ho avuto via msn con un’autrice che tenta di sfondare nel grande mondo della letteratura, cioè cerca di pubblicare il suo primo libro.
Qualche tempo fa mi ha contattata per farmi leggere (e correggere eventualmente) un pezzo del suo secondo libro, ancora in fase di scrittura, e diciamo che sono rimasta pressoché sconvolta dalla leggerezza con cui vengono trattati i temi della violenza sessuale e della violenza fisica (omicidio) all’interno di quella paginetta che ho letto.
Ne ho parlato con l’autrice, visto che avevamo la conversazione msn aperta e ne è seguita una lunga discussione su cosa sia giusto e cosa meno far leggere.

Partiamo dal presupposto che le abbia chiesto a che target di persone fosse destinato il libro.
Risposta: “a tutte le età, a chiunque voglia leggerlo”.

Da questa risposta mi sento di fare una considerazione (mia personalissima opinione):
un libro con della violenza “gratuita” non può essere considerato per tutte le età, in quanto direi che un bambino che si trova davanti la scena non capisce il vero messaggio che vuole trasmettere l’autrice, ma ne resterà almeno un po’ sconvolto. Ho fatto l’esempio, con l’autrice, che ormai la maggior parte dei libri fantasy viene inserita, sbagliando, nella fascia d’età dagli 11 anni in su e che il suo libro, dal mio punto di vista, non rientrava in quella, ma, per dirla con i rating dei siti di scrittura, rientrava più o meno in una categoria NC17 (vietata ai minori di 17 anni).
Risposta: “i bambini prima sanno come va il mondo, meglio è”.

Secondo me non è una cosa da dire, perché i bambini di adesso possono sapere tutto anche solo vedendo un telegiornale, ma non si può pretendere che leggano un libro che riporti fedelmente la realtà, anche se può essere il libro più educativo di questo mondo.
La funzione dei libri è sì educare, ma è anche dare un momento di svago e spensieratezza a chi li legge.
Molte volte ho il brutto vizio di immedesimarmi in un possibile lettore di età inferiore ai 12 anni, questo perché, lavorando con i bambini ed essendo ancora un po’ bambina dentro, mi viene spontaneo. Forse sbaglio, ma sono ancora convinta che i bambini, soprattutto della fascia 8-12 (anche se non si può più parlare molto di bambini, ma di ragazzi) abbiano bisogno di letture adatte a loro, non infarcite di scene violente.
Ci sono casi e casi, su questo non si discute, ma sono più che convinta che la maggior parte dei ragazzi a 11 anni non voglia leggere di cose che potrebbe vedere tutti i giorni o, da un'altra parte, ignorarne completamente l'esistenza. Senza contare che la fascia 8-12 dovrebbe (e uso il condizionale, perché c’è sempre una piccola parte di quei bambini che è più “sveglia”) avere ancora un minimo di innocenza, quindi scene come quella che ho letto in un libro “per tutte le età” dovrebbero essere rimaneggiate da più parti (non parlo di censura, solo di revisione e correzione).
O, più semplicemente, il libro in questione non è “per tutte le età”.


C’è poi la questione “a chiunque voglia leggerlo” e qui mi trovate d’accordo, non penso ci sia molto da starci sopra, insomma se uno vuole leggere certe cose legge quelle date cose, se uno non vuole non le legge. Mi sembra facile e indolore.
Rimane comunque il fatto che “a chiunque voglia leggerlo” è totalmente diverso da “a tutte le età”.

Poi magari sbaglio io, a dire di stare attenti quando si scrive qualcosa e, soprattutto, quando si vuole pubblicare (che sia su internet in un archivio o con una casa editrice).
Di certo non parlo di censura rispetto a certi argomenti, ma mettere in mano a un bambino un libro che trasuda violenza è come mettere in mano a un kamikaze una bomba (esempio un po' forte, ma calzante, almeno penso), accadrà qualcosa di devastante, che va al di là dell'educazione e dei messaggi che il libro vuole mandare.

Eruannë.
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Link utili:
» guida alla scelta del rating su Acciofanfiction
» censura su Wikipedia
» kamikaze su Wikipedia

martedì 21 aprile 2009

{Recensione} Hyperversum – I primi nove capitoli

Circa due giorni fa ho comprato il primo volume di Hyperversum di Cecilia Randall, libro (o meglio, saga) consigliatomi da FantasyCaill.
Devo dire che per il momento non mi ha affatto delusa, anzi, mi sembra un libro molto bello e accurato. Come da titolo del post, al momento ho letto solo i primi nove capitoli (ma non escludo che nel proseguo della giornata potrei averne letti di più :P), quindi vorrei darvi le mie impressioni a caldo su questi.

Quarta di copertina: Daniel ha una passione bruciante per un videogioco online, Hyperversum, che trasporta la sua fantasia nella storia. Dentro la realtà virtuale ha imparato a essere un perfetto uomo del Medioevo e conosce tutte le astuzie per superare ogni livello di gioco. Una sera, Daniel gioca con alcuni amici e mentre vivono tutti insieme la loro avventura virtuale nel Medioevo vengono sorpresi da una tempesta che li tramortisce: i ragazzi si ritrovano così in Fiandra, nel bel mezzo della guerra che vede contrapposte Francia e Inghilterra. Si apre quindi per loro una nuova vita, nuove strade, un nuovo amore.

I primi nove capitoli: Il primo personaggio che ci viene presentato è Daniel, impegnato nel gioco Hyperversum, dove interpreta un ladro. Ma piano piano si scoprono anche gli altri personaggi, tra i quali Ian, Martin e Jodie, tre dei sei giocatori che verranno "risucchiati" nel gioco.
Ian è un giovane docente di
Storia Medievale all’Università, quindi esperto degli usi e costumi del XIII secolo, legge e scrive latino e le lingue anglosassone e franconormanna senza difficoltà.
Martin è il fratellino minore di Daniel, un tredicenne vivace e curioso con il sogno di diventare un giocatore di baseball professionista. Condivide con Daniel e Ian la stessa passione per Hyperversum e non si perde mai una partita.
Jodie è la ragazza di Daniel, è carina e sportiva, ma timorosa di fronte alle novità; non ama le avventure, a meno che non siano dietro lo schermo di un computer.
Oltre a Daniel, Ian, Jodie e Martin, partecipano via internet alla partita "incriminata" anche Carl, compagno di università di Daniel, partecipa spesso alle sue partite con Hyperversum, pur non essendo appassionato come l'amico, e Donna amica di Carl, studia medicina come Jodie ed è due anni più avanti negli studi.
I personaggi interpretati dai sei ragazzi si ritrovano nella Francia del 1200, proprio nel periodo dei conflitti tra quel paese e l'Inghilterra. Dopo un naufragio, quattro di loro si ritrovano prima sulla spiaggia e poi in un villaggio delle Fiandre (territorio legato storicamente all'Inghilterra e poi conquistato dai francesi); si può dire che fin da subito il gruppo si mette nei guai.

Parere personale: Il libro, come già accennato, è scritto molto bene, l'autrice è decisamente molto brava nel far entrare il lettore nell'atmosfera che si respira (scusate se a volte mi ripeto nel descrivere queste cose). La documentazione c'è e si vede molto: tutta la parte storica non appesantisce la narrazione, anzi, secondo me la aiuta molto, come aiuta molto il lettore a immedesimarsi in questo o in quel personaggio; i quattro protagonisti (più una ragazza che cercano di salvare) si ritrovano a fare i conti con la società del tempo e ne imparano le leggi e le regole il più delle volte a loro spese.
Rispetto ad altri autori di fantasy/fantastico (perdonate se li metto sullo stesso piano), la Randall è molto brava, ha inserito particolari originali in una storia che potrebbe sembrare abusata (i giocatori che si ritrovano nel gioco), come sottolinerebbe Gamberetta, il più delle volte racconta anziché mostrare, ma questa non è una grave pecca perché si può dire che faccia un lavoro di riassunto, cioè un capitolo si chiude su un punto importante e in quello successivo c'è una specie di sintesi che racconta, attraverso i pensieri di un personaggio, quello che non è stato "visto" dal lettore e che viene "visto" dopo. A me non sembra un brutto espediente per raccontare, basta non abusarne e mi pare che la Randall non l'abbia fatto.
Come dicevo la documentazione storica (e non solo) c'è, stranamente visto che in molti autori (e di conseguenza nei loro libri) questo aspetto non esiste (Troisi in primis. Non prendetelo per accanimento su di lei, ma è il primo esempio lampante di non documentazione che mi viene in mente), perché può essere considerato una cosa noiosa, che non vale la pena di fare, tanto i lettori non se ne accorgono. Penso che la Randall abbia pensato anche a noi lettori, quando si è documentata, perché ha fatto un ottimo lavoro e non prende per il naso chi legge un suo libro, ma lo mette sul suo stesso piano.
I personaggi già da subito sono molto ben caratterizzati (il bello non è solo bello e intelligente, ma ha delle sfumature di carattere che lo rendono interessante, ecc.) e suppongo che con l'andare avanti del romanzo (e della trilogia) modifichino un po' certi aspetti del loro carattere, un po' come nei classici romanzi di formazione.

So che non ho detto molto della trama, ho parlato molto in generale, ma non vorrei rovinare la lettura a chi non l'ha ancora letto. Per quello che ho letto finora (e che può sembrare poco) mi sento di consigliarlo a chi ama i romanzi d'avventura e/o storici, ma anche fantastici, perché può essere una lettura molto piacevole. Ma per ulteriori consigli mi riservo di parlarne anche in seguito, a lettura di romanzo (o di trilogia, dipende dal tempo che vi dedicherò) ultimata.

Voto: ★★★★★
Eruannë.
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Link inerenti al post:
» il sito di Hyperversum (attenzione agli "spoiler" presenti, se non volete rovinarvi la lettura degli altri libri)
» Hyperversum su Wikipedia
» Cecilia Randall su Wikipedia
» il progetto di romanzo collettivo legato alla trilogia
» le Fiandre su Wikipedia
» i personaggi di Hyperversum in un forum

domenica 19 aprile 2009

Alcune considerazioni

Ieri mi è capitato di leggere alcuni post e articoli (in particolar modo uno) riguardanti la letteratura fantastica e fantasy. Qualsiasi persona tenderebbe a dire che fantastico e fantasy siano la stessa cosa, ma ci sono cose che differenziano questi due generi, infatti:
Il fantastico è un genere di narrazione basato soprattutto su elementi di fantasia, all'interno del quale si possono raggruppare una grande schiera di generi differenti, tra i quali l'horror, la fantascienza, il gotico.
Oggi si parla di fantastico solo con la fiaba e la favola: in origine erano racconti per lo più dell'orrore fruibili quasi esclusivamente dagli adulti, per il fatto stesso che, a differenza dei bambini, la loro fantasia doveva essere stuzzicata. Col tempo questi sono diventati generi per l'infanzia, ma i primi racconti e leggende su mostri, orrori indicibili, fantasmi e quant'altro sono ancora oggi considerati classici del genere fantastico.
[Per ulteriori approfondimenti cliccare qui.]

Fantasy è un termine, mutuato dalla lingua inglese, con il quale si indica un genere lettaraio, nato nell'ottocento, i cui elementi dominanti sono il mito e la fiaba.
Al contrario della narrativa fantastica tout court, che affronta l'intrusione vera o supposta dell'elemento fantastico nella nostra realtà, il fantasy descrive mondi o dimensioni immaginarie completamente avulse dal nostro mondo.
Quale genere, il fantasy viene di volta in volta associato o contrapposto sia alla fantascienza che all'horror. Tutti e tre i generi contengono elementi fantastici, con ampi scostamenti dalla realtà (o considerazioni estreme sulla natura della realtà, presente o passata). Vari scrittori e critici anglosassoni preferiscono usare il termine cumulativo di speculative fiction (narrativa speculativa) a causa della sempre più frequente contaminazione tra i generi.
[Per ulteriori approfondimenti cliccare qui.]

Anche se a una prima lettura il fantastico potrebbe far intendere che sia un genere per bambini, non è così, come il fantasy non è un genere per ragazzini idioti. Ma tant'è che una giornalista ha scritto un articolo veramente interessante sull'argomento del fantasy nella letteratura della sua regione (la Toscana) facendo un vero e proprio macello, visto che non ha avuto la benché minima decenza di documentarsi in merito al fantasy, al fantastico e a qualsiasi altro argomento contempli i due generi letterari.
Ha aperto il suo pezzo dando una ricetta totalmente sbagliata di cosa componga un romanzo fantasy e ha reso tutto facile, quando non è così e anche chi si sta avvicinando al genere (magari tralasciando certi autori che di fantasy non hanno mai sentito parlare, ma scrivono di suddetto genere non si sa come) se ne accorge. In pratica non basta qualche creatura con poteri sovrannaturali, raccontate un viaggio lungo e periglioso, mettete in scena l'eterna battaglia tra bene e male per dimostrare che i due opposti sono ben più simili di quanto non si possa pensare, costruite un racconto collocato lontano nel tempo e nello spazio, quindi amalgamate bene il tutto.
Non è così che funziona il fantasy, l'ho capito anch'io che prima di leggere Harry Potter l'ho sempre considerato un genere per bambini scemi. Poi, leggendo, mi sono resa conto che non era così e mi sono appassionata (anche se non ho ancora raggiunto livelli di competenza alla Gamberetta).
Io, comunque, non vorrei dilungarmi ulteriormente sull'argomento "quando la giornalista se ne sbatte di ciò che scrive e non si documenta manco se le puntano una pistola alla tempia", anche perché ne hanno già parlato in molti, ben più esperti di me in materia (quindi vi rimando a fine post, dove trovere tutti i link inerenti al post), ma vorrei comunque rendere partecipi quanti leggono qui del mio sconcerto riguardo la professionalità della giornalista e far leggere quell'articolo anche a chi (in due mesi) non l'aveva ancora letto.


Passando a cose invece più spensierate e liete, vi segnalo due concorsi molto interessanti:
~ il primo per racconti inediti brevissimi (da 200, 900 e 1800 caratteri, spazi inclusi) che abbiano a che fare con i generi Fantastico, Horror, Weird e Fantascienza oppure Thriller, Noir, Pulp, Azione e Avventura da inserire rispettivamente nelle collane Eclissi e Mezzanotte di XII.
Il concorso è molto particolare, quindi non oso addentrarmi in altre spiegazioni e vi rimando direttamente alla pagina del bando.
~ il secondo per racconti inediti brevi (massimo 20.000 caratteri, spazi inclusi) di genere horror con riferimento alle streghe. Anche per questo non mi dilungo oltre e vi rimando al bando che c'è sul sito.
 
Vi lascio ai link di riferimento e alla prossima^^

Eruannë.
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Link inerenti al post (mi scuso con Gamberetta, per aver adottato la sua stessa tecnica):
» il fantastico su Wikipedia
» il fantasy su Wikipedia
» l'articolo interessantissimo dell'espertissima giornalista
» il post di Okamis sulla critica in campo fantasy e il riferimento all'articolo
» la risposta alla giornalista di Francesco Barbi, autore di L'acchiapparatti di Tilos
» considerazioni di Francesco Falconi, autore di Prodigium ed Estasia
» concorso i Corti – Seconda Stagione, L'invasione degli UltraCorti
» concorso Semhain 2009

giovedì 12 marzo 2009

Un plagio tira l'altro

E ritorno a scrivere su questo spazio, anche se per un po' l'ho lasciato molto a se stesso
Ritorno con un argomento un po'... scottante: il plagio.
Ebbene sì, anch'io ho deciso di affrontare l'argomento perché qualche giorno fa ho letto un post sul forum di EFP. Una ragazza ha detto che una sua storia era stata plagiata su un blog esterno al sito, così ho fatto un giretto nel blog segnalato.
Ho letto un po' di post, prima che l'"autrice" venisse bannata dal sito che ospita il suo blog, e la maggior parte degli ultimi interventi sono plagi di vari autori, tra i quali Pablo Neruda, ma andiamo con ordine.

Iniziamo dalla poesia di Pablo Neruda: Mikelì ne ha riportato una piccola parte, alla quale non ha messo alcun credit, infatti le commentatrici non si sono neanche rese conto che la blogger ha citato parte di poesia di un altro autore. E che autore! (Qui l'originale, qui lo scan del blog di Mikelì) Quella parte di poesia riportata nel post è stata anche inserita come "titolo" quando si apre la pagina, e anche lì non c'è alcun credit all'autore.

E dopo la piccola parentesi sull'autore famoso, passiamo ad autori noti solo nei vari fandom o in qualche piccolo posto su internet.
Prima di proseguire, c'è da dire che si nota quando qualcosa è scritto da Mikelì e quando non lo è, perché la cara ragazza fa degli errori che saltano subito agli occhi, come lo scrivere il perché con l'accento sbagliato, il po' con l'accento (che ormai è di moda) e non con l'apostrofo, inserire quest'ultimo all'articolo indeterminativo un... insomma, tutta roba che si impara a non fare alle elementari e di cui un'autrice dovrebbe essere a conoscenza.
Quindi mi domando come la gente che legga il suo blog non si accorga che molta roba postata sia un plagio di altri autori ben più talentuosi e attenti alla sintassi. (Ma basta leggere i commenti e si capiscono tante cose )

La cara Mikelì, comunque, ha plagiato sia autrici/autori del fandom di Twilight, sia di cose originali:
  1. Questo post è il plagio del prologo di un racconto originale (ma che Mikelì ha trasformato in una ff)  di Lucy with diamonds e che si trova in un forum di scrittura amatoriale. (l'originale qui)
  2. One-shot dal fandom di Twilight di Kia_do87, che si trova su EFP e che ha partecipato a un concorso, qui, qui, qui e qui (ho dovuto dividere il post sul blog in quattro scan diversi perché non mi stava in uno solo); anche in questo caso Mikelì firma il "proprio" capolavoro, peccato che la ff sia stata spedita entro novembre all'autrice del contest. (l'originale qui)
  3. Questo è il più bello: Mikelì ha scritto il post più o meno un'ora dopo la messa on-line dell'originale scritto da StregaILLUSA nel proprio blog; la cosa più divertente (a parte l'ora che su Team World è un'ora – scusate la ripetizione – indietro) è il fatto che Mikelì ci tiene a precisare che quella poesia(?)* l'abbia scritta proprio lei e che non vuole le freghino qualche frase. Davvero divertente. (l'originale qui)
  4. E infine c'è questo (qui e qui), plagio già denunciato dall'autrice e cancellato dall'amministrazione del sito; la poesia(?)* è stata scritta da Lady Vibeke ed è presente su EFP, ma come sempre Mikelì l'ha spacciata per propria. (l'originale qui)
Ma non dobbiamo dimenticare anche il plagio della parodia di Twilight scritta da Monia85, che ha dato il via alla "scoperta" degli altri plagi a opera di Mikelì.
A proposito di questa, c'è proprio un post nel suo myspace, dove dice che la parodia le è stata passata da una ragazza e che lei non sapesse fosse un plagio. Non ci è dato sapere se questa cosa sia vera o sia una mera – come si suol dire – arrampicata sugli specchi. Avrebbe comunque dovuto mettere i credits alla ragazza in questione, visto che non era una sua opera.

Ci tengo a precisare, come ultima cosa, che ho contattato tutte le persone coinvolte (tranne Neruda, ovviamente) nei vari plagi e spero che vogliano dire la loro: questo è un blog aperto a tutti, dove ognuno può dire la sua, potete difendere Mikelì da ogni accusa, anche se le prove qui sopra mi sembrano schiaccianti.

Se ci saranno sviluppi interessanti su questa faccenda vi terremo** aggiornati, non perché ci** faccia piacere spalare fango su una persona, ma semplicemente per il diritto di cronaca ().
 
Eruannë.


* poesia(?): io non sono molto esperta di poesia, tranne quando la studiavo a scuola e dovevo sapere tutte le possibili figure retoriche, particolarità, ecc. quindi perdonate la mia ignoranza se ho considerato quei due stralci delle poesie.
** terremo / ci: sia io sia Shaya (che collabora con il blog nell'ombra) potremmo aggiornare il post o scriverne altri sull'argomento.

martedì 20 gennaio 2009

{Recensione} Japanese Time (Antiche fiabe del Paese delle nevi)

Ho appena finito di leggere un libretto molto interessante e penso che un consiglio di lettura a riguardo si adoveroso (quindi perdonate se il post non sarà molto lungo).

Titolo: Antiche fiabe del Paese delle nevi – Racconti giapponesi
Titilo originale: Yukiguni no mukashi no monogatari
Traduttore: Serena D'Alessio
Anno: 2002
Casa editrice: Gribaudi
Genere: Culture Orientali
Pagine: 78
Prezzo: 6.00€
Quarta di copertina: Questa piccola e curiosa raccolta i fiabe provenienti dal "Paese delle nevi" – nel Giappone centro-settentrionale – evidenzia caratteristiche spirituali comuni a tutte le culture, introducendoci nell'antico Oriente con l'immediatezza tipica del racconto orale.
Carichi di saggezza e talvolta di risvolti umoristici, questi racconti vantano una tradizione orale antichissima.
In questa zona del Giappone, isolata per buona parte dell'anno, i suoi abitanti usavano riunirsi attorno al braciere nelle piccole case dalle pareti di carta e raccontare storie per divertire ed educare i piccoli e affascinare i grandi.
Serena D'Alessio ha vissuto per molto tempo in questi luoghi a contatto con gli abitanti assorbendone la cultura e i modi di vivere semplici, ma densi di quell'antica saggezza popolare che li ha resi famosi anche nel nostro Occidente.
Parere personale: Questo libretto è molto carino, ha storie che fanno riflettere anche chi non sa molto della cultura giapponese e, magari, non si intende di certe cose. Di sicuro sono racconti per bambini, ma fanno riflettere anche gli adulti. I temi principali sono la generosità, l'umiltà e la pazienza; in ogni racconto chi si comporta bene viene ricompensato, chi pecca viene punito o dalle divinità o dagli eventi.
Peccato sia un libro reperibile solo via internet, ma la spesa vale proprio la pena (vi consiglio di prendere più libri, perché le spese di spedizioni potrebbero costarvi più del libro stesso).

(L'immagine al momento non è disponibile, appena avrò un attimo di tempo la scansionerò)
Eruannë.

venerdì 16 gennaio 2009

Quantità non è più sinonimo di Qualità

Ritorniamo dopo le vacanze e dopo aver mancato totalmente un appuntamento che avevamo promesso; mi dispiace molto non avervi potuto consigliare che libri regalare a Natale, ma mi sono resa conto che la maggior parte dei libri che avremmo potuto consigliare non erano poi così consigliabili e, proprio da questo, parte l'idea per questo post.

Ho appena finito di leggere l'ultima recensione fatta da Gamberetta e che riguarda il libro Bryan di Boscoquieto, libro pseudo-fantasy scritto da un adolescente (e questo non dovrebbe essere un fattore per scegliere o meno una lettura, ma le case editrici ci campano con questa storia); all'interno della suddetta recensione c'è una parte molto interessante su quanto i libri più scadenti occupino posto nelle librerie.
In Italia (come anche in altri Paesi, non lo nego) si sa, ormai ciò che non è scritto male e non ha senso non viene pubblicato e se dovessimo fare un elenco di tutti i capolavori degli ultimi due anni, sarebbe talmente lungo che i nostri computer scoppierebbero.
Nell'ultimo anno, come ha detto Gamberetta nel suo post, sono stati dati alle stampe oltre 61.000 titoli e di sicuro la maggior parte di questi è stata valutata da gente incompetente per quel genere/settore/lavoro, questo perché ormai si guarda alla figura dell'editor come a una cosa pressoché inutile, visti i programmi di scrittura che correggono automaticamente gli errori e, il più delle volte, ne commettono a loro volta perché sono *rullo di tamburi* macchine, non hanno intelligenza propria e non riconoscono quando è giusto e quando non lo è.
A parte questo, il lavoro degli editor qualche anno fa era indispensabile per poter pubblicare qualcosa di valido, adesso abbiamo esempi come Moccia, Valentina F., Troisi, Ghirardi, Strazzulla e tanti altri che non hanno mai visto un editor in vita loro, o meglio, l'avranno anche visto, ma il più delle volte chi si occupa di certi generi non li conosce abbastanza per poter essere considerato valido nel suo lavoro.
È l'esempio del fantasy italiano che, seguendo le orme di quello degli altri Paesi, sta sfornando autori e libri sempre più scadenti, con errori da far accapponare la pelle perché gli editor a cui vengono sottoposti i manoscritti, anche trovando le cose più strane le accettano come sono, visto che vige il motto «tanto è fantasy».
Ma ciò non accade solo nel reparto fantasy delle librerie, ma anche negli altri, come per esempio nel reparto romanzi rosa o libri per ragazzi.
C’è ancora molta gente che pensa che ai ragazzi vada bene qualsiasi cosa e così ci ritroviamo scaffali pieni di Moccia o Valentina F. che danno immagini totalmente sbagliate delle nuove generazioni e che scrivono ancora peggio di quanti si mettano a fare gli editor per il settore fantasy.
Ma davvero nelle case editrici pensano che i ragazzi siano così stupidi da non accorgersi delle ciofeche che gli rifilano? Evidentemente è così, visti gli ultimi capolavori che si trovano in libreria e che occupano spazio (come diceva Gamberetta nel suo post) a quelli che meriterebbero un posto sugli scaffali.
È tristemente noto che le case editrici sono aziende volte solo a fare soldi (cosa che tempo addietro non era così o almeno non solo) e quindi puntano su chi pensano gli faccia vendere di più a discapito della qualità di un testo.

«Tanto ci pensa l’editor»: ecco un’altra frase che aleggia tra autori e lettori che conoscono un minimo della procedura di pubblicazione di un volume, ma quando non è così? Quando ci ritroviamo un libro fatto e finito che presenta errori? Cosa si pensa?
Io penso subito che:
  1. l’autore non abbia mai preso in mano un dizionario o una grammatica per controllare gli errori o non si sia documentato a sufficienza su certi argomenti di cui ha scritto;
  2. l’editor abbia preso per buono ciò che ha scritto l’autore, perché in fondo anche lui è un grandissimo ignorante, soprattutto ignora certe regole fondamentali di grammatica/italiano/coerenza logica;
  3. autore ed editor abbiano fatto credere all’editore (se esiste ancora questa figura) di aver prodotto il capolavoro di tutti i tempi e, come tale, debba essere pubblicato, pubblicizzato e venduto a discapito di libri veramente validi.
E arriviamo al punto «Quantità non è sinonimo di Qualità», infatti basta vedere chi c’è in tutte le librerie, chi occupa più spazio sugli scaffali e chi ha cartonati a grandezza naturale di autore o copertina, tanto per invogliare a comprare un libro pubblicizzato.

Perché si sprecano soldi con gente che ha scritto cose con i piedi e non si punta di più sulla qualità? In questo modo avremmo un discorso di «Quantità è sinonimo di Qualità» e noi lettori saremmo più contenti.

Perché si punta su un ragazzino che non ha l’esperienza necessaria per essere pubblicato e, quindi, non può aver scritto un capolavoro? Come sempre ci tengo a sottolineare che ci sono casi eccezionali nei quali abbiamo ragazzi anche di sedici-diciassette anni (o anche più piccoli) che hanno talento e lo sanno far fruttare al meglio... purtroppo non è il caso di Ghirardi o Strazzulla o Valentina F.

Forse le case editrici pensano che i lettori gradiscano cose scadenti, ma molto pubblicizzate? Non è per tutti così. Io, ad esempio, mi schifo a leggere cose scritte dalla Troisi o da Moccia. Ho avuto un’educazione alla lettura troppo sofisticata? Non penso. Forse è solo perché ho avuto insegnanti di lettere che mi hanno fatto apprezzare autori più “dotati”, cioè qualcuno che ha fatto la storia della letteratura non per quella (passatemi il termine) botta di culo, ma per l’impegno che ha dimostrato nello scrivere, per rendere i suoi lavori pieni di qualità.

Ma come per tante altre cose ormai la quantità non va di pari passo alla qualità...

Non sarebbe ora di cambiare le cose?

Eruannë.