Come anticipato in questo post, quest'oggi posto l'intervista fatta a Daniele Nicastro, autore di La Bambina con il Basco Azzurro (recensito qui).
Questa intervista va a completare idealmente lo speciale che ho pensato di organizzare per il libro su VM, perché trovo che sia un bel libro e che meriti un po' di attenzione da parte dei lettori.
Questa intervista va a completare idealmente lo speciale che ho pensato di organizzare per il libro su VM, perché trovo che sia un bel libro e che meriti un po' di attenzione da parte dei lettori.
Prima di lasciarvi al resto del post, ci tengo a ringraziare ancora una volta Daniele per la disponibilità e per la possibilità che mi ha dato quando mi ha proposto di leggere il suo libro.
Buona lettura =)
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Chi è Daniele Nicastro in poche parole?
Daniele Nicastro è un ragazzo che ha seguito un percorso di crescita letterario molto personale. Naturalmente, alla base della mia formazione, c'è la profonda passione per i libri e la lettura, sfociata in un desiderio sempre più preponderante di scrivere qualcosa di mio. Non amo mettermi in mostra, preferisco ascoltare e osservare prima di parlare. Per tale motivo la scrittura è il veicolo di idee nel quale mi trovo maggiormente a mio agio. È il frutto diretto dei miei pensieri, senza le convenzioni sociali dell'aspetto e della comunicazione diretta. È la forma artistica in cui posso reggere le redini della storia e del tempo, influenzando il lettore e trasmettendogli le mie emozioni. Il poeta americano Robert Frost ben descrive il mio pensiero al riguardo quando dice: "Nessuna lacrima sul volto dello scrittore, nessuna lacrima sul volto del lettore. Nessuna sorpresa per lo scrittore, nessuna sorpresa per il lettore". Quindi Daniele Nicastro è all'interno delle storie che scrive, nascosto in bella vista. Ma nella vita quotidiana è un impiegato che vive nella provincia di Cuneo, in una casetta con giardino fiorito e gatti furtivi, in compagnia di una moglie paziente e preziosa.
Cosa rappresenta per te la scrittura e quando è nata questa passione?
Il motivo per cui scrivo è che sento di avere qualcosa da dire. Sono fermamente convinto che ci sia una quantità incredibile di storie senza anima, perché i rispettivi autori non hanno veramente un messaggio di fondo. Quel che scrivo deriva dalla mia esperienza personale, elaborato con la crescita e visto con gli occhi della fantasia. Questa passione è nata mentre mi avvicinavo alla letteratura fantasy, ma ho scoperto presto che la creazione di mondi e razze non era quello che faceva per me. Di certo non era il giusto veicolo per descrivere quel che avevo da dire. Poi ho scoperto la letteratura per ragazzi e ho trovato il sentiero giusto da percorrere, quello adatto a me. È un genere pervaso di originalità e fantasia, a tal punto da permettere di riflettere su pensieri profondi anche in età adulta. Si è rivelata nel mio caso la scelta giusta.
Cosa ti ha ispirato maggiormente per la stesura del tuo libro La Bambina con il Basco Azzurro?
Quel che sicuramente trasmettono le mie storie è la durezza del mondo in cui viviamo e nonostante tutto le gioie che possiamo provare in mezzo ad esso. Questo è il pensiero di base nella Bambina con il Basco Azzurro. La più grande ispirazione al riguardo è giunta attraverso una saga di libri per ragazzi relativamente poco conosciuta in Italia: Una serie di Sfortunati eventi di Lemony Snicket. Il modo misterioso in cui l'autore riesce a coinvolgerti in un complotto insolubile è meraviglioso, solo per accorgersi che si sta parlando di ben altro, non solo di una storia di fantasia divertente e ben costruita, ma la vita stessa in cui siamo immersi. Il mio libro fa la stessa cosa, cerca di toccare corde profonde del cuore e induce a riflettere. È un concentrato di emozioni, privo di pagine inutili o vicende ininfluenti. Oltre a questo amo giocare con le parole, personificare proverbi e materializzare modi di dire. Con questo sistema si riesce a vedere le cose sotto una luce completamente nuova e inaspettata. Ecco da dove nascono le spiegazioni dell'eccentrico narratore che descrive le vicende della bambina.
C'è un personaggio del libro che ti affascina in modo particolare e/o in cui ti rispecchi di più?
Senza dubbio il gatto. È quello che più mi rappresenta e trovo che il suo comportamento sia affascinante, sebbene possa lasciare spiazzato il lettore, soprattutto al suo ingresso nella storia. Il gatto ama restare nell'ombra, invisibile e attento. Parla poco e osserva molto, vedendo quello che gli altri non vedono, o che vedono, ma scelgono di non considerare. Anche il simbolismo che qualcuno avrà notato dietro la figura di ogni animale è indicativo del motivo per cui sento che il gatto mi rappresenta degnamente, molto più degli altri personaggi. Questo particolare è qualcosa che lascerò scoprire ai lettori, come molti dei segreti nascosti fra le righe della narrazione.
Il tuo libro è ricco di spunti di riflessione e di messaggi, ma se ne dovessi scegliere uno, quale spiccherebbe sugli altri?
Credo che fra tutti gli spunti di riflessione sceglierei quello a pagina 38: Pensò anche che le persone che ci vogliono più bene, sono sempre quelle che ci stanno accanto in silenzio. E forse noi neppure le vediamo. È una frase che non a caso è inserita alla fine del capitolo. Deve essere la naturale conclusione dell'emozionante comparsa di un nuovo personaggio della storia, la Dama Bianca. La narrazione culmina con un gesto molto particolare e questa frase. Dimentichiamo spesso le persone che ci vogliono bene veramente, perché il bene vero è quello senza fronzoli e annunci, quello mostrato senza chiedere niente in cambio, nonostante le delusioni. Ma come hai detto, gli spunti di riflessione sono molti. La storia, nella sua interezza, mette in evidenza come ogni persona sia il frutto delle sue esperienze, belle o brutte che siano. Se abbiamo qualcosa di buono o siamo felici per qualcosa, è stato perché siamo passati attraverso molteplici sofferenze. Al momento non sono state piacevoli ovviamente, ma forse hanno prodotto in noi frutti inaspettati.
A proposito di messaggi e spunti di riflessione, c'è qualche consiglio che vuoi dare a chi vorrebbe pubblicare un romanzo?
Il mio consiglio è di non avere fretta di scrivere. Una buona storia ha bisogno di un'ottima idea, un'idea brillante ed eccentrica che colpisca ed emozioni l'autore in primis e di riflesso i lettori. Le idee vanno provate prima di mettersi a scrivere. Provate e sviluppate. Quali personaggi possono essere legati a tale idea? Come possono interagire fra di loro? Quali vicende possono intrecciarsi all'idea principale? Se pensando e ripensando a questi aspetti l'idea continua a restare in piedi e prende forma una trama, allora è la strada giusta. Se invece, nonostante una buona idea, la storia brancola nel buio, è il caso di metterla da parte. Quindi non abbiate mai fretta di mettervi a scrivere e pensate al finale della storia in anticipo. Sapendo dove andrete a finire con la vostra storia sarà più facile affrontarne lo svolgimento. Un altro consiglio è quello di lasciarsi ispirare da un libro che si è letto o da un autore, ma mai influenzare. Dovete dare sempre il vostro personalissimo tocco alla narrazione, mai scrivere 'come' quell'autore o quella autrice. Per poter pubblicare bisogna aver lavorato su tutte queste cose a monte. Risulterà molto più facile avere risposte positive all'invio del vostro manoscritto.
Hai qualche consiglio da dare anche agli esordienti come te?
Agli esordienti come me consiglio di non darsi mai per vinti. Se sentono veramente di avere la possibilità di fare qualcosa di buono, allora devono provarci con tutte le loro forze. Le delusioni prima o poi arrivano, nessuno escluso. Qualcuno finirà sempre per criticare, a volte in modo costruttivo, altre per sadico piacere o invidia. Il punto è come reagire. Se quel che è stato detto risulta utile, allora bisogna ringraziare e fare gli opportuni cambiamenti, altrimenti è necessario incassare il colpo e andare avanti, ignorando le cattiverie. Non si smette mai di crescere, soprattutto per uno scrittore. Il libro successivo deve essere migliore del precedente, almeno per quanto riguarda lo stile narrativo. Sentire il bisogno di imparare sempre cose nuove e aver bisogno di crescere è la via giusta da percorrere per un esordiente. Questa è la mia opinione. Mi raccomando, non affidatevi mai all'editoria a pagamento. Pubblicare un libro non è difficile, esistono siti di autoproduzione. Realizzare qualcosa di serio e porre le basi per una partecipazione professionale è invece molto più difficile. Io ne so qualcosa. In ogni caso mai scoraggiarsi. Continuate a provare e ricordate che la maggior parte degli scrittori, anche i noti, hanno provato per anni prima di trovare il loro spazio. Anche se si chiamavano De Mari o Rowling. Nel frattempo auguro a tutti gli esordienti buona fortuna e buona lettura a chiunque leggerà il mio libro.
Ancora grazie a Daniele per aver voluto rispondere alle mie domande e spero che questa intervista sia stata di vostro gradimento.
Ancora grazie a Daniele per aver voluto rispondere alle mie domande e spero che questa intervista sia stata di vostro gradimento.
Eruannë.
Pure io vorrei che questo libro ricevesse maggiore attenzione. Basta a pensare al fatto che l'autore in corso d'opera ha il coraggio di cambiare la protagonista. Io l'ho trovata un'idea geniale, anche se posso solo immaginare i NO che si sarà sentito dire dagli editori.
RispondiEliminaBella intervista.