Autore: Roberto Alba
Data di pubblicazione: giugno 2014
Casa editrice: Piemme
Genere: Mistero, Giallo
Pagine: 205
Prezzo: 14.50€
Quarta di copertina: Una casa in cima a una collina di terra e sassi, nel cuore della Sardegna rurale. È qui che Ulisse vive insieme alla sua famiglia. Ha quasi nove anni e non sopporta la parola che la gente usa per spiegare il suo problema: sordomuto. Lo fa sembrare handicappato, invece lui è solo sordo, capisce tutto benissimo e a scuola è il più bravo. Un genio. E infatti suo papà non lo prende mai a cinghiate come invece fa con Betta e Dede, che saranno anche più grandi, ma si comportano sempre da perfetti sprovveduti. Neppure lui però immagina che andare al mare di nascosto in una torrida mattina di luglio possa essere la cosa più stupida che quei due abbiano mai fatto. Fino a quando il fratello Dede torna a casa da solo, e della sorella non c'è più traccia.
Da quel momento la vita della sua famiglia è sconvolta. E mentre gli adulti cercano risposte, Ulisse ha occhi ben aperti su quel che gli accade intorno. Per lui, la scoperta della verità sarà un ingresso forzato nel mondo dei grandi.
L'estate di Ulisse Mele mi è arrivato direttamente dalla Piemme, qualche mese fa, ed è stata una vera e propria sorpresa, perché nessuno mi aveva contattata in merito e per un po' non riuscivo neanche a capire come la CE avesse il mio indirizzo. Poi ho realizzato di conoscere, seppure solo online, l'autore, Roberto Alba, perché avevo letto il suo precedente romanzo,
La spiaggia delle anime (per chi non se lo ricordasse,
qui c'è la mia recensione).
Devo ammetterlo, ho aspettato tanto per iniziarlo, perché la trama mi ha un po'... spaventata, nel senso che io non sono solita leggere romanzi che trattano temi forti, nonostante legga come se niente fosse gialli e thriller (lo so, sono strana), ma poi mi sono detta che dovevo leggerlo, almeno per far sapere a Roberto cosa ne pensassi.
Ho imparato una grande lezione (che forse avrei già dovuto imparare): dalla trama non si può desumere al 100% se un libro sia pesante, lontano dalle proprie corde o possa non piacere.
Questo libro è un piccolo gioiello.
Per prima cosa scivola via che è un piacere, perché è scorrevole e non ci si rende neanche conto di arrivare alla fine, infatti l'ho letto in una manciata di ore. In secondo luogo, il tutto è visto con gli occih di un bambino di 9-10 anni, lui è il narratore e lo stile è talmente semplice che sembra proprio scritto da un bambino. Questo, però, non implica che ci siano errori di forma o verbali, infatti tutto è perfetto, esattamente come ci si aspetterebbe da un bambino che va molto bene a scuola e che ha vinto vari concorsi di scrittura.
Come già detto, il protagonista di tutto è Ulisse Mele, un bambino davvero speciale, perché nonostante sia sordo, riesce a comunicare e capire perfettamente ciò che gli altri dicono grazie alla lettura delle labbra. Vive in Sardegna, in una casa di campagna su una collina insieme ai suoi genitori e a due fratelli più grandi, Betta e Dede.
Suo padre è molto severo e, visto l'andamento scolastico e il comportamento di Betta e Dede, non perde occasioni per sgridarli e picchiarli. Ulisse è immune da tale trattamento perché si comporta sempre bene, non dice mai bugie, ha buoni voti a scuola ed è più sveglio dei fratelli.
Dede ha quattordici anni e frequenta ancora la prima media. È un asino "calzato e vestito", come dice mio padre, ma non è colpa sua, lo so perché zio ha spiegato che è dislessico e anche qualcos'altro.
[...]
Una cosa è vera: fa dei disegni che sembrano proprio delle fotografie. È come una macchina fotografica, scatta e stampa uguale e certe volte se vede una cosa la ricorda.
Betta, invece, non è dislessica, è solo stupida, perché è femmina e le femmine non mi stanno simpatiche proprio per niente, anche se mamma mi ha spiegato che con l'età si cambia, o si migliora o si peggiora, dipende.
Mia sorella vive con il telefonino, con il computer e canta sempre le canzoni di Laura Pausini, in bagno, con una spazzola per microfono.
A scuola è peggio di Dede: è in prima superiore, frequenta il biologico; [...] Ha 17 anni e si vede con Giovanni.
Un giorno, Betta e Dede decidono di andare al mare con Giovanni, il fidanzato di Betta, così si svegliano prima dell'alba ed escono di casa. Ulisse cerca di andare insieme a loro, ma è troppo piccolo e gli dicono di non fare la spia con i genitori.
Quando il padre si accorge della scappatella, cerca di raggiungerli e di farli tornare a casa, ma i ragazzi non si trovano.
Inizia così uno dei giorni più brutti per la famiglia Mele, perché verso l'ora di pranzo Dede ritorna a casa ammaccato e con la bici del nonno in pezzi dicendo che insieme a sua sorella e Giovanni ha avuto un piccolo incidente e, mentre loro hanno proseguito il viaggio senza problemi, lui è ritornato a casa.
Arriva la sera e di Betta non si hanno notizie. I giorni passano e le ricerche si fanno sempre più insistenti, ma niente: Betta sembra scomparsa nel nulla.
La storia, vista con gli occhi di Ulisse, è molto semplice e schietta, esattamente come può essere il racconto di un bambino sugli avvenimenti della propria famiglia. A tratti può sembrare qualcosa di molto leggero, altre invece si ha il senso di oppressione che colpisce chiunque nel momento in cui un familiare non si trova e non si sa che fine possa aver fatto.
Ulisse cerca di smorzare il dramma e tutto ciò che lo colpisce con digressioni sui pirati, battute sagaci e qualche spiegazione degli avvenimenti come solo un bambino sveglio e arguto sa fare.
Da grande Ulisse vuole fare lo scienziato, ma non vuole sposarsi perché come può uno scienziato, che vive tutto il tempo in laboratorio, avere anche il tempo per una moglie e i figli? Da grande vorrebbe restituire tutti i soldi della pensione di invalidità che prende fin da piccolo, perché lui è solo sordo, non ha mica problemi fisici o altro.
Le sue battute, i suoi ragionamenti lineari e che non fanno una grinza, il suo essere così schietto e diretto, fanno amare il suo personaggio e lo fanno sembrare molto più reale di tanti altri bambini che si vedono in giro e che sono troppo impegnati a contendersi il nuovo telefonino all'ultima moda, peggio dei grandi.
La sua sordità non è un difetto e lui non la vive come un problema: ha messo specchi ovunque per riuscire a captare qualsiasi parola, come ho già sottolineato è un bambino sveglio e intelligente e dimostra che anche le persone che noi consideriamo non udenti ci sentono benissimo. A loro modo, ma sentono e parlano molto bene.
Anche lui ha i suoi momenti no e li descrive con semplicità, così come descrive con altrettanta semplicità cosa voglia dire per lui urlare o piangere:
Per me urlare significa aprire e chiudere la bocca come un pesce e agitare le braccia come un pazzo.
Quando piango si gonfia qualcosa nel petto ed è come se volesse esplodere: piangere è la cosa più dolorosa che ci sia.
Questo libro mi è proprio piaciuto e lo consiglio a chiunque voglia leggere qualcosa di... inaspettato, perché in ogni pagina c'è qualcosa che colpisce e, nonostante la semplicità del linguaggio, fa riflettere.
Ho apprezzato ogni singola pagina, sia per le battute di Ulisse, sia per le sensazioni che l'autore ha saputo trasmettere. E mi ha anche spiazzata, il più delle volte, perché è difficile pensare, vivere e agire come un bambino. Forse è proprio vero che dovremmo ritornare un po' bambini, soprattutto quando ci relazioniamo con gli altri o non riusciamo a dire le cose come stanno per non ferire.
Spero di avervi detto tutto e di esservi stata di aiuto, come sempre ;) qualora abbiate qualcosa da dire, lo spazio commenti è come sempre a vostra disposizione!
Buona giornata,
Annette.
Con questa recensione partecipo alla mia iniziativa: