venerdì 20 luglio 2012

{Recensione} Il mendicante di sogni

Titolo: Il mendicante di sogni
Autore: Miriam Mastrovito
Data di pubblicazione: agosto 2009
Casa editrice: La Penna Blu edizioni
Collana: Il calamaio azzurro
Genere: Urban Fantasy, Paranormal Romence
Pagine: 135
Prezzo: 12.50€
Quarta di copertina: I sogni racchiudono i desideri, le fantasie e a volte anche le paure degli uomini. Che succederebbe se ne fossimo privati?
È quello che cercherà di impedire Joshua, approdato a Chissà Dove, il magico regno in cui la fata Maya custodiva i sogni prima che il perfido Nergal la depredasse e le strappasse le ali riducendola in fin di vita.
La sua impresa, costellata di splendidi capolavori disegnati sull'asfalto, si intreccia con le indagini del Commissario Zanetti, che lo riterrà un pericoloso serial killer, e con la rinascita di Daniel, un bambino appena uscito dal coma, che promesso a Maya, la sua salvatrice, due ali fatte di petali bianchi...


L'idea di fondo di questo libro è molto buona, di sicuro innovativa e interessante, infatti mi ha attratta subito quando ho letto della catena di lettura. Purtroppo non mi sento di dare più di tre stelline e mezza, perché ci sono molte cose che andrebbero riviste e, magari, ampliate.

Prima di tutto questo libro è troppo breve, sembra più che altro un riassunto, in certi punti molto dettagliato, di ciò che l'autrice avrebbe voluto descrivere.
Le 135 pagine non bastano a dare l'idea di completezza, ci sono vistosi buchi nella trama e il più delle volte si è preferito omettere raccontando a posteriori ciò che era successo, come nel finale.
I primi capitoli, in cui Joshua è nel castello di Ta'Ziyah, scorrono lenti, l'autrice ha descritto tutto (o quasi) nei minimi particolari cosicché il lettore si potesse immergere nel mondo del protagonista; gli ultimi, invece, sono rapidi, chi legge non ha il tempo di ambientarsi che subito si cambia scenario e si perde così la magia del libro.
La battaglia tra Nergal e Belamir non viene raccontata sul momento ed è di una facilità estrema (io stessa mi sono chiesta "Tutto qui?" leggendo il riassunto fatto da Belamir, perché è davvero troppo semplice e scontata).

I personaggi, seppur ben caratterizzati in certi punti, molto spesso non sono riusciti a trasmettere una certa empatia.
Tutti parlano nello stesso modo: la bambina di 8-9 anni descrive il proprio sogno come il settantenne di qualche capitolo precedente, usa paroloni ed espressioni difficili (l'unica difficile che non riesce a dire correttamente è "genetica", ma quando si tratta di espressioni come "scatto fulmineo" o "dapprima" non ci sono problemi) che chi ha meno di 10 anni non sa che esistono.
Il tossico che Joshua incontra nel castello ha un intercalare giovanile, ma poi anche lui si perde nei meandri dell'aulico, esattamente come tutti gli altri.
Anche Daniel non è da meno, spesso gli vengono messe in bocca parole difficilmente usate da un dodicenne.

Altro punto dolente riguarda gli aggettivi possessivi.
In tutto il libro non c'è un propri/o/a/e neanche a pagarlo oro, sembra che l'autrice non sappia della sua esistenza. Ogni descrizione, ogni paragrafo è infarcito di suo, sua, suoi, anche a poca distanza l'uno dagli altri.
Ripetizioni a non finire... e non solo per quanto riguarda gli aggettivi possessivi.
[E questo mi ha fatto capire che è giunto il momento di scrivere un post che rimando da tanto tempo =D]

È un vero peccato che, come ho già detto prima, il finale sia rapido, quasi l'autrice avesse paura di descrivere una battaglia un po' articolata che non prevedesse l'uso di dialoghi. Sembra che si voglia concludere il più presto possibile perché sono finite le idee per andare avanti.
Mi dispiace che il tutto non mi abbia convinta molto, perché l'idea era davvero molto buona, andava sviluppata molto meglio e con più calma. Penso che nessuno corresse dietro a Miriam o le puntasse una pistola alla tempia perché finisse la stesura del libro entro una data precisa.
Probabilmente la fretta di mettere nero su bianco e, successivamente, della pubblicazione del libro hanno pregiudicato una storia altrimenti bella, interessante e senza sbavature.
So che il libro ormai è stampato, ma se ci dovesse essere una ristampa consiglierei di ampliare i punti oscuri e relegati a due righe di spiegazione, renderei più leggeri certi racconti (vedi quelli dell'anziano senzatetto) e altri, come quelli descritti dai bambini, un po' più alla loro portata, non tanto perché si racconta una favola per i più piccoli, ma per dare davvero l'impressione che siano dei bambini veri a parlare. E, cosa non meno importante, farei rivedere tutta la storia a un buon correttore di bozze/editor, in modo da eliminare paroloni difficili, ricostruire intere frasi senza troppe ripetizioni e sostituire i suo/a/e/i con propri/o/a/e dove necessario.

So di aver distrutto il libro, non descrivendo le cose positive, ma volevo soffermarmi su questi errori per far capire a Miriam e a chi scrive (perché, anche se non sembra, con questo blog non mi rivolgo solo a lettori) cosa c'è che non va anche in un libro buono come Il mendicante di sogni.
Per il resto, cioè l'idea di fondo che ho già citato più volte, questo è un libro che consiglio, perché è interessante e fa sognare =)

Voto: ★★★ e 1/2
Eruannë.

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